Tuesday, December 9, 2014

Clarissa Marchese: orgogliosa di rappresentare anche gli italiani in Canada





Il 3 dicembre gli italo-montrealesi hanno ‘abbracciato’ Miss Italia 2014



Montréal – Dal vivo è ancora più bella. Ma soprattutto è ancora più dolce, umile e simpatica rispetto al “ritratto” televisivo. Il successo non l’ha affatto snaturata: è rimasta la ragazza di sempre, la classica studentessa della porta accanto. Eppure, Clarissa Marchese - siciliana (nata a Sciacca ma residente a Ribera), ventenne, occhi castani e capelli scuri, 1.78 cm di altezza - è Miss Italia 2014: la 3ª siciliana consecutiva, l’11ª nella storia del concorso. Diplomata al liceo scientifico (100/100), è iscritta alla Facoltà di Logopedia dell’Università di Parma. Il papà Giuseppe, per gli amici Pippo, fa il pizzaiolo da 32 anni, mentre la mamma Marisa è americana (del New Jersey) ma di origini siciliane. “Sono 20 anni che ho questa Miss in casa – ci ha detto Giuseppe -: l’unica cosa che è cambiata è che adesso mi tocca condividerla col resto del mondo”. Ma nessuna gelosia: “Mia figlia ha saputo conquistare la mia fiducia, con lei ho sempre avuto un bellissimo rapporto: ha un carattere forte e non si monterà mai la testa”. Ad accompagnarla a Montréal sono stati entrambi i genitori, oltre all’ufficio stampa Marcello Cambi, il fotografo Luigi Fioravanti, il sindaco di Ribera Carmelo Pace e l’inviata Ansa Giorgiana Cristalli. E così, dal 3 al 7 dicembre, Clarissa ha reso omaggio ai luoghi-simbolo dell'emigrazione italiana in città, come la Casa Italia ed il Centro Leonardo Da Vinci, ed ha posto la sua firma sul 'libro d'oro' del Comune di Montréal. In suo onore, la Comunità siciliana originaria del suo paese, Ribera (AG), ha organizzato – su iniziativa di Pietro Marabella e Pietro Triassi - una bella serata di gala con circa 250 ospiti e diverse autorità, ‘capitanate’ dal Console d’Italia a Montréal Enrico Padula, affiancato dalla consorte Milena. 



“Sono rimasta sempre la stessa – ci ha confidato Clarissa – anche se adesso sono molto più impegnata e la vita mi è cambiata parecchio: basti dire che, senza Miss Italia, oggi non sarei stata accolta così calorosamente dalla Comunità italo-canadese. È cambiato tutto, è vero, ma decisamente in meglio: sto provando delle emozioni che mai avrei pensato di provare”. All’Università ha fatto una scelta...di vita: “Studio Logopedia, un ramo della Medicina, perché aiutare gli altri fa parte della mia indole. Sono molto paziente e lavorare con i bambini mi ha sempre appassionata. E nella riabilitazione del linguaggio si lavora molto con bimbi dislessici o che hanno subìto dei traumi nell’uso della parola. Per una donna che non vede l’ora di realizzarsi in una famiglia, è un lavoro perfetto”. Le nozze sono una priorità: “Fra 10 anni mi vedo mamma: quello della famiglia è uno dei grandi obiettivi della mia vita. Mi vedo con un marito e tanti figli. Così come a 70-80 anni mi immagino sicuramente come nonna circondata dai nipoti”. Lo spettacolo, però, resta il sogno nel cassetto. “Per me Miss Italia è arrivato all’improvviso e, adesso che ci sono dentro, avrò la possibilità di mettermi alla prova su diversi fronti, tra qui quello della recitazione e della presentazione. Quest’anno mi servirà proprio per capire se sono adatta a questo mondo, oppure se è meglio tornare a fare la studentessa”. La Sicilia l’ha ‘formata’: “Sono nata in un piccolo paese dalla mentalità molto rigida: la figura di una mamma americana mi ha permesso di crescere con i tipici valori del paese, ma anche di allargare i miei orizzonti”. Poi Miss Italia l’ha catapultata in un'altra realtà: “Faccio un bel lavoro: stare a contatto con le persone che ti chiedono la foto non può che riempirti il cuore di gioia. Certo, farlo per 3-4 ore diventa dura, ma resta un’esperienza che non tutte possono dire di aver fatto”. 


Un pensiero ai connazionali all'estero: “La mia è una responsabilità, ma soprattutto una gioia: per me è un orgoglio ed un onore poter rappresentare anche la Comunità italiana in Canada, formata da persone così calorose, buone d’animo e generose”. Infine, un messaggio ai giovani: “Il mio consiglio è di provare sempre cose nuove, di mettersi sempre alla prova e dare il meglio di sè con tanta forza e determinazione. Proprio come successo a me, con Miss Italia che ha rivoluzionato la mia vita!”. Una rivoluzione che, però, non ha (ancora) intaccato una personalità forte e genuina, che affascina quanto il suo dolce e disincantato sorriso.

Wednesday, November 26, 2014

Corsini: "La Rai crede negli italiani all'estero"

Il Direttore editoriale di Rai Italia per la prima volta a Montréal 

corsini montreal
Da sinistra: il Console Generale Padula, l'Ambasciatore d'Italia Cornado e il Direttore Corsini


Il responsabile del canale per agli italiani nel mondo annuncia, dopo il lancio di 'Rai News 24', anche quello di 'Rai World Premium', interamente dedicato alle fiction del Belpaese

di Vittorio Giordano

MONTRÉAL
– Lo aveva annunciato sulle colonne del nostro giornale, il 12 febbraio scorso ("Non sono mai venuto a Montréal: spero di colmare al più presto questa lacuna") ed è stato di parola: l'amministratore delegato di Rai World e direttore editoriale di Rai Italia, Piero Alessandro Corsini, è sbarcato nella metropoli quebecchese la settimana scorsa per conoscere da vicino gli spettattori - molto attenti e a volte anche critici, ma prima di tutto grati per un'offerta che rappresenta una finestra sempre aperta sul Belpaese - di una delle città più 'italiane' del mondo.

Giovedì 20 novembre, accompagnato dall'Ambasciatore d'Italia a Ottawa, Gian Lorenzo Cornado, dal Console Generale a Montréal Enrico Padula e dal Console Filippo Lonardo, oltre che dal direttore marketing e distribuzione di RaiWorld, Giovanni Celsi, e dal corrispondente Rai in Canada, Cristiano De Florentiis, il responsabile del canale Rai dedicato agli italiani all'estero ha incontrato alcuni rappresentanti della Comunità italo-montrealese presso la sede del Comites, al Centro Leonardo da Vinci. Riunione nella quale, per la cronaca, hanno brillato per la loro assenza i presidenti di importanti organismi come la Casa d'Italia, la CIBPA e la Fondazione, che non ci risulta siano stati invitati.

Per il Direttore Corsini, l'incontro 'istituzionale', organizzato da Comites e CGIE Canada, ha rappresentato l'occasione per ringraziare la Comunità italo-canadese nel suo complesso, e quella di Montréal in particolare, del grande impegno profuso quasi 10 anni fa per lo sbarco di Rai International in Canada.

Tra i tanti temi toccati, Corsini, nominato direttore di Rai Italia il 30 maggio del 2013, ha elogiato il ruolo dei Comites, ha spiegato il rilancio del canale con programmi "pensati e prodotti ad hoc per i connazionali all'estero", ha preannunciato il ritorno di un volto storico come quello di Francesca Alderisi "se non a fine anno, agli inizi del 2015", ha reso noto il potenziamento dell'informazione di ritorno, ha registrato le sollecitazioni a favore dell'alta risoluzione e dei sottotitoli, ma soprattutto ha rivelato che "l'offerta della Rai per gli italiani in Canada si arricchirà ulteriormente: oltre a Rai Italia e Rai News 24 (quest'ultimo disponibile, al momento, solo su Bell), entro qualche settimana sarà disponibile anche Rai World Premium".

A rappresentare l'evento-clou della visita, però, è stato l'incontro con la Comunità stessa. Circa un centinaio di 'telespettatori' si sono confrontati a tu per tu col Direttore sulle scelte degli orari e dei programmi del palinsesto: alcuni hanno chiesto più cultura, altri meno calcio, meno politica, meno cucina o meno cronaca. Nonostante sia un'impresa titanica mettere d'accordo tutti, il Direttore ha spiegato le sue scelte, ma ha anche preso nota dei suggerimenti avanzati da una Comunità che ha dimostrato, ancora una volta, di aver instaurato un rapporto affettivo molto forte con Rai Italia.

Il giorno dopo, prima di ripartire per l'Italia, via Toronto, il Direttore Corsini ha visitato anche la redazione del Cittadino Canadese, rilasciandoci una breve ma interessante intervista. "Incontrare la Comunità italo-montrealese – ci ha raccontato - è stata un'emozione fortissima perché non avevo la percezione, nonostante i tanti racconti, di cosa avesse veramente significato l'arrivo di Rai International a Montréal e di che cosa Montréal avesse rappresentato per l'arrivo di Rai International in Canada. L'entusiasmo, l'attenzione e anche il divertimento con cui ci siamo confrontati, poi, è una di quelle cose che dà nuova linfa al lavoro quotidiano". "Dal 30 novembre, tutte le domeniche Rai 3 trasmetterà una puntata di 'Community': siamo molto grati ad Andrea Vianello, direttore di Rai 3, e a Silvia Calandrelli, direttore di Rai Cultura, perché sono stati i primi colleghi in Rai a capire l'importanza dell'informazione di ritorno". "Ho trovato il pubblico di Montréal abbastanza omogeneo rispetto ad altre realtà dove c'è veramente di tutto, per cui la discussione non è più tra 'Virus' e 'Ballarò', giusto per fare un esempio, ma tra informazione e Prova del cuoco, tra soap opera e Cristianità. Senza dubbio, l'arrivo di altri due canali tematici cercherà di soddisfare le domande più disparate, sia in senso qualitativo che quantitativo". "Sul lancio dei 5 nuovi programmi nel settembre del 2013 - ha proseguito - già dalla fine dell'anno scorso, sia le Ambasciate che i Consolati ci hanno segnalato un forte apprezzamento da parte delle Comunità.

È solo il primo passo, ma costituisce un segnale forte e chiaro: la Rai di Gubitosi e Tarantola crede in Rai Italia e crede nella necessità di parlare agli italiani all'estero". "In un universo televisivo in cui i canali si specializzano e si mira alle particolari nicchie di mercato, ci siamo resi conto che un solo canale generalista avrebbe potuto rappresentare un anacronismo: abbiamo quindi introdotto 'Rai News 24', rivitalizzata dalla direzione di Monica Maggioni, e a breve debutterà anche in Canada 'Rai World Premium', un canale dedicato alla fiction italiana, quindi il racconto dell'Italia attraverso le grandi storie del cinema". "Quando abbiamo cominciato a lavorare su 'Community' - ha sottolineato - ho detto basta al cliché dell'italiano con la valigia di cartone, il mandolino malinconico e il caciocavallo, che è una fantasia hollywoodiana.

E cerchiamo, invece, di raccontare tutte le facce dell'emigrazione: dai primi emigranti fino ai loro figli e nipoti, senza dimenticare quelli che espatriano per 4-5 anni causa studio o lavoro". "Sto promuovendo collaborazioni con Regioni, Province e Comuni - ha concluso - affinché la Rai venga percepita come un veicolo formidabile per stimolare il turismo di ritorno. E il programma 'Camera con vista' è esattamente questo: una vista su un'Italia stupenda, tutta da esplorare e da vivere, diversa da quella delle liti nei talk show politici, dei problemi degli ultimi anni". Un'Italia che, nel bene e nel male, resta a portata di telecomando, grazie ad un canale come Rai Italia, capace di annullare anni e km di distanza.

Tuesday, November 18, 2014

Il Canada si lascia alle spalle la crisi


Dopo 7 anni, nel 2015-2016 il bilancio dello stato torna in attivo: +1.9 miliardi di dollari. E il Primo Ministro Harper gongola



In molti lo avevano già dato per spacciato, speculando sulla crisi economica che continua a mordere, e scommettendo sulla ‘naturale’ voglia di cambiamento degli elettori dopo 8 anni ininterrotti di governo conservatore. Ma avevano fatto i conti senza l’oste: il Primo Ministro Stephen Harper, infatti, è più che mai “ancorato” alla sua poltrona, lanciatissimo verso una clamorosa riconferma alle elezioni del prossimo anno. Tanto da rischiare di passare alla storia come uno dei Premier più longevi della storia politica canadese, davanti a Jean Chrétien e dietro a “mostri sacri” come Mackenzie King, John A. Macdonald, Pierre Trudeau e Wilfrid Laurier. Perché, alla fine, “il potere logora (sempre e solo) chi non ce l'ha”, come usava ripetere sapientemente un intenditore di razza come Giulio Andreotti. A certificare lo stato di ottima salute di cui gode il governo conservatore sono due recenti sondaggi: il primo, firmato ‘Ekos’, dimostra come il vantaggio liberale di 12 punti si sia ridotto a 3 sole lunghezze (33.5 contro 30.2), mentre ‘Nanos’ attesta come Harper abbia scalzato Trudeau come “migliore Primo Ministro”, incassando il 32% dei consensi contro il 30% a favore del leader liberale ed il 20% del neodemocratico Mulcair. Una tendenza destinata a rafforzarsi, soprattutto alla luce dell’ultimo annuncio: dopo 7 lunghi anni di deficit, l’esercizio finanziario in corso è destinato a chiudere con un passivo di appena 2.9 miliardi di dollari; ma già nel 2015-2016 segnerà un surplus di 1.9 miliardi, che poi diventeranno 4.3 nel 2016-2017, 5.1 nel 2017-2018, 6.8 nel 2018-2019 e addirittura 13.1 miliardi di dollari nel 2019-2020. Numeri leggermente inferiori rispetto a quelli previsti nella manovra finanziaria depositata lo scorso febbraio, ma decisamente positivi se si considera il minor gettito fiscale derivante dal calo congiunturale del prezzo del petrolio (-25%, con perdite pari a 2.5 miliardi all’anno) e dalla riduzione delle tasse per le famiglie con figli a carico e delle imposte che gravano sulle piccole e medie imprese: per una spesa complessiva di 3.2 miliardi. Misure “ossigenanti” che hanno ritardato il pareggio ma, allo stesso tempo, hanno contribuito ad ‘asciugare’ la pressione fiscale federale, che ha toccato il punto più basso degli ultimi 50 anni. Senza contare che il prodotto interno lordo continua a galoppare ad un ritmo medio del 2.3%. Ad annunciare la “buona novella”, nei giorni scorsi, è stato il ministro delle finanze Joe Oliver, davanti alla platea del “Canadian Club” di Toronto: “Non è mai facile raggiungere il pareggio di bilancio, soprattutto quando molti Stati si ritrovano ancora con deficit importanti – ha detto il titolare del Tesoro -: è stato necessario disporre di un progetto a lungo termine e di molta disciplina per metterlo in pratica”. Scontate e sferzanti le critiche delle opposizioni, che hanno bollato l’aggiornamento del quadro finanziario come “iniquo” ed “elettoralistico”. La verità è che Harper ha saputo giocare alla perfezione le sue carte, coniugando il controllo rigoroso della spesa, grazie ai bisturi che hanno costretto ad una severa ‘cura dimagrante’ molti Ministeri, con il rilancio dei consumi e degli investimenti per stimolare la crescita. Un dato reale sotto gli occhi di tutti, grazie ad una ricetta vincente, che farebbe al caso di molti Stati ancora ‘in apnea’. A cominciare dal nostro amato e tormentato Belpaese.

Wednesday, November 5, 2014

Hollande a Ottawa: “Uniti contro il terrorismo”


La prima visita di Stato di un Presidente francese in Canada dal 1987 è servita a ribadire l’alleanza militare contro gli estremisti ed a rafforzare le relazioni economiche tra i due Paesi

Ottawa – Dopo un quarto di secolo (l’ultima volta, nel 1987, a visitare il Paese degli aceri era stato un altro socialista, François Mitterrand), un Presidente francese ha rimesso piede in Canada con l’obiettivo di ribadire l’alleanza militare contro gli estremisti ma anche di potenziare le relazioni economiche e la cooperazione scientifica tra le due sponde dell’Atlantico. Il soggiorno di tre giorni ha conosciuto il momento istituzionale più alto lunedì, quando François Hollande è intervenuto in Parlamento, a Ottawa, a meno di due settimane dalla sparatoria che è costata la vita al soldato 25enne Nathan Cirillo, di origini calabresi. Il Presidente francese, accolto a Ottawa dal Premier Stephen Harper e dal Governatore David Johnston con il massimo degli onori, è arrivato in Canada accompagnato da una ricca delegazione formata da imprenditori e rappresentanti del mondo dell’insegnamento, oltre che da 6 ministri, tra cui il titolare degli Esteri, Laurent Fabius. Hollande, nel suo discorso alla Camera dei Comuni, ha stigmatizzato la sparatoria del 22 ottobre come un “attacco d’ispirazione terroristica”. E si è rammaricato che il “simbolo della democrazia” quale è il Parlamento sia stato “profanato” da un "attacco terroristico il cui obiettivo finale è quello di attaccare l'idea stessa di libertà".
Il Presidente francese ha tenuto un discorso di mezz'ora davanti ai parlamentari canadesi, sottolineando l'importanza del legame che unisce il Canada e la Francia. Ricordando l'alleanza tra i due Paesi durante le due guerre mondiali del XX secolo, Holland ha sottolineato l'importanza di intervenire militarmente sulla scena internazionale, in particolare in Iraq e in Mali, per difendere i valori della libertà e della democrazia. Poi Hollande ha ricordato come sia la Francia che il Canada siano unite sul fronte contro l’Isis. "Di fronte al terrorismo, non c'è posto per la rinuncia, per la concessione o per la debolezza, perché il terrorismo minaccia i valori stessi sui quali le nostre due nazioni sono state costruite". I deputati conservatori hanno applaudito questo passaggio in merito al coinvolgimento dei CF-18 in Iraq, mentre l'opposizione è rimasta in silenzio. Il Presidente francese ha infine sottolineato l'importanza di adottare le misure necessarie per lottare contro il terrorismo, ma nel "rigoroso rispetto delle libertà civili, altrimenti è un'altra vittoria per il terrorismo”. I due leader, Harper e Hollande, hanno poi discusso anche di scambi commerciali, cambiamenti climatici e programmi universitari. Il presidente francese si è infine spostato a Québec per incontrare il Primo Ministro della Provincia Philippe Couillard ed il Sindaco di Montréal Denis Coderre, prima di rientrare a Parigi.

COMITES: A MONTREAL ANCORA NESSUNA UFFICIALITA’


Montréal - Situazione di stallo a Montréal: su 2 liste presentate per l’elezione del Comites, una sola sarebbe stata ammessa, mentre l’altra risulterebbe esclusa nonostante il rappresentante di lista di quest’ultima abbia fatto notare al Comitato Elettorale Circoscrizionale, presieduto dal Console Generale Enrico Padula, come anche la prima lista manifesti gravi vizi di sostanza che ne giustificherebbero l’inammissibilità. In parole povere, la lista non ammessa denuncia una rigidità nell’applicazione della norma vigente solo a proprio sfavore, mentre l'unica ammessa avrebbe goduto di maggiore flessibilità. Per questo motivo, la lista momentaneamente esclusa ha immediatamente fatto ricorso presso il Comitato Elettorale Circoscrizionale ed il Ministero degli Esteri. E, anche a causa del ricorso pendente, il Consolato di Montréal non ha ancora ufficializzato la lista, o le liste, che concorreranno alla rielezione del Comites entro il prossimo 19 dicembre.

Québec, commissioni scolastiche: vince l'italo-canadese Angela Mancini. Fuori Vincent Arciresi


Montréal – Domenica scorsa si sono tenute le elezioni per il rinnovo delle Commissioni scolastiche del Québec. In tutto sono state rinnovate 72 Commissioni (60 francofone, 9 anglofone e 3 a statuto speciale) e sono stati chiamati alle urne 5.184.300 elettori. Di questi, però, sono andati a votare soltanto il 4,86%.
Dopo 28 anni, la Commissione scolastica francese di Pointe-de-l’Île (CSPÎ), formata da 11 circoscrizioni, cambia e punta su un nuovo presidente: con 5.055 voti, Miville Boudreault ha superato il presidente uscente Vincent Arciresi, che non è andato oltre le 3.024 preferenze. A Rivière-des-Prairies, i nuovi commissari sono Agata La Rosa (214), candidata con Boudreault nella circoscrizione 10, ed Henri-Robert Durandisse (278), candidato con Arciresi nella circoscrizione 11. Bassa l’affluenza alle urne in entrambe le sezioni: rispettivamente il 3,4% ed il 5,18%. Per la presidenza, invece, il tasso di partecipazione si è attestato sul 4,46%. In campagna elettorale, ricordiamolo, Boudreault ha promesso dei cambiamenti nella gestione della Commissione, soprattutto a livello di comunicazione ed immagine, e si è impegnato ad essere un presidente più presente e attivo in seno alla società civile. Oltre a ribadire di non voler andare oltre i due mandati, quindi massimo 8 anni. A Saint-Léonard, la lista di Arciresi ha sostanzialmente tenuto, visto che sono stati eletti due suoi candidati: Vincent Galati (nella circoscrizione 4) e Leonardo Ragusa (nella circoscrizione 6). Il Professore di matematica ha ottenuto 400 voti contro i 321 dell’avversaria Danielle Boulet; il tecnico del servizio di urbanistica a Saint-Léonard, invece, ha preso 380 preferenze, 84 in più di Najat, il suo antagonista. Nella circoscrizione 5 a vincere è stato Patrik Maheux della lista Boudreault, ma per soli 2 voti di vantaggio su Stéphanie Valenti della lista Arciresi: 350 contro 348. A condizionare il risultato è stato l’indipendente Abdelkader Bouhamdi, che ha conquistato 236 voti. In tutto, sono state annullate 35 schede: considerata la distanza davvero esigua tra i primi 2 candidati, non è da escludere un riconteggio. Anche a Saint-Léonard il tasso di partecipazione si è mantenuto basso, sui livelli del 2007, ovvero il 4,5% per la presidenza ed un pò più del 5% per le tre Circoscrizioni prese in considerazione.
Per quanto riguarda la Commissione scolastica inglese della English-Montréal (EMSB), che comprende 36 mila alunni, la lista di Angela Mancini ha fatto incetta di voti conquistando 8 seggi su 10. La presidente, rieletta per un secondo mandato, ha raccolto 11.069 preferenze, contro le 7.086 della sua avversaria, la giornalista Anne Lagacé Dowson. Insieme a lei sono stati eletti anche: Mordechai Antal (circoscrizione 1, 887 voti), Syd Wise (circoscrizione 4 -1.144 voti), James Kromida (circoscrizione 5, 1.196 voti), Dominic Furfaro (circoscrizione 6, 742 voti), Sylvia Lo Bianco (circoscrizione 7, 1.055 voti), Patricia Lattanzio (circoscrizione 8, 1.449 voti), Rosario Ortona (circoscrizione 9, 719 voti) and E. Ortona (circoscrizione 10, 1.153 voti). L’indipendente Joseph Lalla rappresenterà Montréal West/NDG (circoscrizione 2), mentre Julien Feldment è stato eletto con la lista di Lagacé Dowson nel Westmount/Southwest (circoscrizione 3). Il tasso di partecipazione è stato del 21,2%, superiore a quello registrato nel 2007. A parte questo dato benagurante, nel complesso il tasso medio di partecipazione in tutto il Québec è stato del 4,86%, la metà di quanto registrato nel 2007, un pò meno dell’8%. Il Ministro dell’Istruzione Yves Bolduc ha annunciato, in tempi non sospetti, una profonda riforma delle Commissioni. Alla luce anche dello scarso interesse manifestato dagli elettori, nei prossimi mesi questi organismi potrebbero subire non pochi cambiamenti, subendo dei tagli economici consistenti e quindi perdendo gran parte del proprio potere decisionale. Una riforma che andrebbe incontro alle continue richieste del leader della CAQ, François Legault, secondo il quale le Commissioni - che sono costate 20 milioni ai contribuenti solo per l’organizzazione delle elezioni - andrebbero semplicemente abolite.

MLS - Impact, l’addio amaro di Ferrari: “Ma non smetto”


Nessun rinnovo per il 2015: il difensore italiano scaricato dalla squadra quebecchese


Montréal - Nel calcio, come nella vita, la riconoscenza è il sentimento della vigilia. Matteo Ferrari non fa più parte dei progetti futuri dell’Impact di Montréal: la società quebecchese, infatti, ha deciso di non esercitare l’opzione contrattuale che il giocatore vantava per la stagione 2015. Una scelta legittima, anche se discutibile. Quello che stona, però, è il modo in cui Ferrari è stato congedato: dopo 3 stagioni, l’Impact lo ha scaricato con un comunicato, datato venerdì 31 ottobre, fin troppo scarno. E la notizia gli è stata comunicata in tutta fretta, nel corso di un colloquio durato non più di 10 minuti. L’ex difensore azzurro avrebbe meritato ben altro trattamento: una maggiore considerazione sarebbe stato d’obbligo. Tre anni non si cancellano in pochi minuti e con due righe. Un epilogo triste, dunque, che ha deluso nel profondo Matteo Ferrari, un professionista classe 1979, che nella sua lunga carriera ha militato in squadre come Inter, Genoa, Parma, Roma e Besiktas, oltre ad aver collezionato 11 presenze in Nazionale. E così è stato lo stesso Ferrari a prendere l’iniziativa convocando una conferenza stampa, domenica scorsa, per spiegare le sue ragioni. E per ringraziare tutti quei tifosi che, soprattutto su Twitter, hanno manifestato tutta la loro contrarietà per la scelta operata dal direttore tecnico, nonché allenatore, Frank Klopas. “Mi sono sentito in dovere di ringraziare pubblicamente i tifosi che mi hanno sempre rispettato e voluto bene, accogliendomi come un figlio e trattandomi con i guanti”, ha detto Ferrari ai microfoni di Gianni Cristiano di Radio CFMB. “Tre anni sono tanti, mi sento parte di questa squadra e credo di aver fatto un po’ di storia, anche se tra alti e bassi. Sono sempre sceso in campo con grande spirito di attaccamento alla maglia. Non è un addio facile, ma non posso colpevolizzare chi ha deciso di non riscattare la mia opzione: 3 mesi fa sono stato il primo ad avere qualche dubbio sul mio futuro perché le cose non andavano come avrei voluto ed ho cominciato ad informarmi chiedendo di essere ceduto ad una squadra che lottava per i playoff. L’allenatore, però, mi ha detto che ero troppo importante per il gruppo e così, pur sapendo che il mio ciclo a Montréal fosse finito, ho accettato di restare con grande professionalità”. Una stagione travagliata, quella appena conclusa, con la squadra che ha chiuso il campionato all’ultimo psoto. "Problemi di leadership? Non credo. Ho visto grande attaccamento ed esempio da parte dei più anziani della squadra. Non credo sia stata la causa principale del tracollo: abbiamo iniziato male e cambiare tanti giocatori a stagione iniziata non è servito". Matteo, però, non si sente ancora pronto per attaccare gli scarpini al chiodo: "Fisicamente penso di poter giocare ancora. Non so cosa sarà domani e non ho fretta. Se ci sarà una bella situazione con una squadra che lotta per vincere sarà bello farne parte, ma non posso entrare in un progetto di lungo termine, vista la mia età. Montreal rimarrà nel mio cuore: ho tanti amici qui e spero di essere sempre il benvenuto". Una cosa è certa; l’Impact di oggi parla sempre meno italiano: dopo Corradi, Pisanu, Paponi, Ferrari e Di Vaio, l’anno prossimo potrebbe essere ingaggiato il solo Marco Donadel. Di sicuro sarà necessaria una campagna acquisti di un certo livello per riconquistare i tifosi e smentire i media, che hanno interpretato l’acquisto da parte di Joey Saputo del Bologna FC come un segnale di forte disimpegno.

Wednesday, June 11, 2014

Ricciardo beffa Rosberg: Montréal è sua



F1 – GRAN PREMIO DEL CANADA

Settimo appuntamento del Mondiale: le Mercedes sembrano dominare, ma problemi al motore costringono Hamilton al ritiro e Rosberg a rallentare. Ne approfitta la Red Bull, con Ricciardo che vince il primo GP della carriera e Vettel che chiude terzo. Ferrari mai nel vivo della corsa: Alonso 6º e Raikkonen 10°, peggio di Williams e Force India. Paura nel finale per un brutto incidente tra Perez (penalizzato per il prossimo Gp) e Massa, per fortuna senza conseguenze



Doveva essere la solita gara monotematica (la sfida in famiglia tra Hamilton e Rosberg) e monocromatica (il color argento vivo della Mercedes), secondo il canovaccio ripetitivo e scontato degli ultimi appuntamenti del Mondiale. Ed invece no. Come spesso accade a Montréal, sul circuito ‘Gilles Villeneuve’ si è corsa una 51ª edizione del GP del Canada ricca di colpi di scena, dal sapore antico. Nonostante il rombo ‘moderno’ delle monoposto sia stato ormai ‘strozzato’ dall’elettronica (tanto da non rendere più necessario l’uso di cuffie o tamponi antirumore). E nonostante, dopo 32 giri, il destino della corsa sembrasse segnato, con le due Mercedes lanciatissime e con oltre 20 secondi di vantaggio sul primo inseguitore. Questa volta non c’entrano però gli acquazzoni interminabili o gli incidenti acrobatici. A rendere la gara interessante fino all’ultimo giro è quello che non t’aspetti: a metà gara, il motore della Mercedes, fino ad oggi modello incrollabile di potenza, solidità e affidabilità, cede clamorosamente. Hamilton è costretto al ritiro, mentre Rosberg non può più spingere al massimo. Ne approfittano tutti, tranne le Ferrari di Alonso e Raikkonen, protagonisti di una gara anonima, impalpabile, lontano dalle luci della ribalta. Insomma, una debacle. Un Cavallino remissivo e depresso più che rampante, messo sotto non solo dalla Mercedes, ma anche dalla Red Bull e soprattutto da Williams e Force India, oltre che da una McLaren. Colpevolizzare i piloti sarebbe come dare addosso alla Croce Rossa: manca velocità di punta, trazione e guidabilità. Una tristezza infinita per i tanti appassionati che, come sempre, hanno trasformato gli spalti sull'Isola di Notre-Dame in un’onda rossa infinita. Commoventi. Torna a fare la voce grossa, invece, la Red Bull, che ha il merito di spezzare il monologo Mercedes tornando sul gradino più alto del podio con un super Ricciardo, bravissimo nelle fasi finali ad imporsi su Perez e Rosberg (che compie comunque un deciso allungo sul compagno di squadra: 140 contro 118 punti). Per l'ex pilota della Toro Rosso si tratta della prima vittoria in Formula Uno. Sulla terza piazza sale Vettel, fortunato a non finire coinvolto (per un metro o poco più) in un incidente che all’ultimo giro vede Massa tamponare violentemente Perez: entrambi perdono il controllo delle monoposto e sbattono violentemente contro le barriere, per fortuna senza conseguenze. Una manovra azzardata, che i commissari hanno deciso di punire penalizzando il pilota della Force India con l’arretramento di 5 posizioni nella griglia di partenza del prossimo Gp in Austria. Peccato, perché il messicano si era reso protagonista di una gara superlativa, che avrebbe potuto concludere nella top 5 dopo aver anche assaporato per qualche giro la possibilità di una incredibile vittoria. Come accennato, Gran Premio in sordina per le Ferrari: Fernando Alonso chiude al sesto posto - dietro a Jenson Button, quarto, e Nico Hulkemberg, quinto, - disputando comunque una seconda parte di gara all'attacco. Gara anonima invece per Kimi Raikkonen (al 200º Gp in carriera)  piazzatosi decimo in una corsa senza acuti. Completano la top 10 Valtteri Bottas con la Williams, settimo, Jean Eric Vergne con la Toro Rosso, ottavo, e Kevin Magnussen con la McLaren, nono. Il Circus torna l’anno prossimo e per almeno altri 10 anni ancora: ad ufficializzare il rinnovo dell’accordo è stato François Dumontier, presidente del GP, insieme al sindaco Denis Coderre ed al Ministro dei Trasporti, Robert Poëti. Al patron Eccleston andranno 15 milioni all’anno, mentre le istituzioni hanno garantito i finanziamenti necessari: 50 milioni arriveranno da Québec, 62 da Ottawa e ‘Tourisme Montréal’ e 12 dal Comune.

LE DICHIARAZIONI POST-GARA

Alonso guarda alla Red Bull - A fine gara, Alonso non nasconde la sorpresa per il successo di Ricciardo, che però deve servire da monito per le Rosse. “La Red Bull ci deve servire da esempio - ha spiegato lo spagnolo–: ci dimostra che è importante lavorare duro perché tutto può succedere in F1”. Poi sulla gara: “Siamo stati molto lenti, soprattutto nella prima parte; nella seconda siamo diventati più competitivi con i tempi e potevamo lottare, ma quando ti ritrovi in gruppo hai tutto da perdere”.

Ricciardo sotto choc - "È successo tutto negli ultimi giri, mi ci vuole un po' per comprendere tutto nella mia testa, sono ancora sotto choc. Ho faticato con Perez, che era molto veloce sul dritto, poi sono riuscito a passarlo alla prima curva e ho puntato su Nico. Passato Perez, mi sentivo primo, è stato il punto di svolta della gara: la vittoria è una sensazione fantastica, sono ancora incredulo. Dedico questo successo a chi mi ha aiutato, alla mia famiglia".

Rosberg soddisfatto - "Ho perso il sistema di recupero energia, che ha reso tutto difficile; dovevo raffreddare i freni e avevo altri problemi. È un buon risultato per la classifica, ho messo punti in cascina, e faccio i complimenti a Ricciardo che ha fatto una grande gara".

Vettel mastica amaro - "Dopo il primo pit stop ero dietro alla Force India e non c'era modo di superarlo. E lì la mia corsa è finita, con le strategie non sono stato aiutato, ho perso anche una posizione con Ricciardo, sono stato fortunato a passare Perez che aveva problemi ai freni e nel finale ho visto una macchia bianca che mi ha sfiorato (Massa, ndr) e l'ho schivato per un pelo, in una frazione di secondo".


Coppa Canada: Impact Campione




Vittoria sofferta per la squadra montrealese, brava a chiudere gli spazi ed a colpire in contropiede con Felipe, conquistando così il secondo trofeo nazionale consecutive



Mercoledì scorso sarebbe stato sufficiente anche lo 0-0, in virtù dell’1-1 dell’andata. Il gol di Felipe al ’92, però, ha permesso a tutto lo Stadio Saputo di tirare un enorme sospiro di sollievo, scacciando l’incubo della beffa all’ultimo secondo di cui sono pieni gli annali del calcio. Il fantasista brasiliano è stato lesto e reattivo a ribadire in gol un bolide dal limite di Di Vaio, che ha centrato la traversa. Partenza in sordina per l’11 montrealese, che poi ha alzato il baricentro e il ritmo del gioco sfiorando a più riprese il gol. Negli ultimi 20 minuti, la pressione del Toronto ha costretto sulla difensiva i padroni di casa, bravi a contenere gli assalti avversari e a realizzare il gol scaccia-pensieri in piena zona Cesarini, grazie ad un contropiede fulminante. Niente da fare per il temibile duo d’attacco formato da Defoe e Moore, annullati da una difesa che ha fornito un altra grande prova di solidità (e che ora potrà contare anche sull’haitiano Mechack Jérôme, 24 anni, appena acquistato dallo Sporting Kansas City). L’unico grande rischio è arrivato su un tiro velenoso di Jonathan Osorio che all’83’ ha battuto Evan Bush centrando però il palo alla sua destra. Non tutte condivisibili le scelte dell’arbitro Chris Gantar, che ha sorvolato su due falli di mano in area (uno troppo evidente!) della squadra ospite. E così l’Impact di Montréal ha conquistato la seconda Coppa del Canada ‘Amway’ consecutiva battendo per 2-1 (tra andate e ritorno) gli avversari storici del Toronto. È il secondo trofeo consecutivo, dopo quello messo in bacheca l’anno scorso ai danni dei Whitecaps di Vancouver. Con questo successo, la squadra quebecchese va a completare il gruppo 3 della Lega dei Campioni della CONCACAF con i Red Bulls di New York e il Club Deportivo FAS di Salvador. “È una bella vittoria che vogliamo goderci – ha detto a fine gara l’allenatore Frank Klopas, visibilmente soddisfatto -: difendere questo titolo era uno dei nostri obiettivi stagionali. Ci siamo battuti bene, mettendo sotto una squadra molto dotata tecnicamente. Sono molto orgoglioso dei miei ragazzi, della società e di tutta la città”, ha concluso. “Il mio ruolo è quello di giocare a prescindere dalla posizione”, ha dichiarato Felipe, che poi ha aggiunto: “Voglio ringraziare l’allenatore perché mi ha aiutato molto e ogni volta mi trasmette la fiducia necessaria per entrare in campo con la giusta determinazione. Siamo una squadra unita e dobbiamo continuare a lavorare per confermarci anche nelle prossime partite”. Ora testa al campionato: mercoledì 11 giugno, alle 19.30, l'lmpact ospiterà lo United D.C. per continuare ad abbinare risultati e prestazioni lasciandosi alle spalle i bassifondi delle classifica e puntando con convinzione ad un posto al sole nella zona Playoff. (V.G.)

Marcello e Zeerka: “Due destini, una passione”… per la Bellezza


La mostra di 9 sculture al Centro Leonardo da Vinci fino al 22 giugno


Hanno due modi contrapposti di fare arte, due percorsi e due destini profondamente diversi. Ma condividono la stessa passione: quella della ricerca della Bellezza. Lui, Marcello Giorgi (nato a Pietrasanta, in prov. di Lucca, nel 1962), la cerca attraverso l’armonia delle forme classiche e l’espressività dei colori; lei, Genevieve (in arte Zeerka, nata a Montréal nel 1975), lo fa attraverso la trasfigurazione e il movimento. Marcello esprime una bellezza più estetica, Zeerka più sensitiva: sono le due facce della stessa medaglia, due modi di fare scultura che si completano a vicenda. Il minimo comune denominatore resta immutato: la Bellezza. Una particolarità che hanno voluto condividere anche con il pubblico montrealese, attraverso la mostra “Due destini, una passione”: una ‘prima’ canadese fino al 22 giugno al Centro Leonardo da Vinci. “L’esposizione – ci hanno spiegato Marcello e Genevieve in un’intervista – vuole dimostrare come due modi diversi di lavorare - uno più tradizionale, tecnico e figurativo ed un’altro più poliedrico, fantasioso, simbolico ed onirico, - possano entrambe ambire alla Bellezza”. Marcello ha lavorato per oltre 20 anni nei laboratori artigiani di Pietrasanta, prima di mettersi in proprio e farsi un nome all’estero. Si sono incontrati 2 anni fa a Carrara, la ‘patria’ del marmo (quella utilizzata dallo stesso Michelangelo), dove Genevieve stava completando i suoi studi presso l’Istituto “Pietro Tacca”, dopo aver studiato Arti Visive all’Università di Sherbrooke. “Qui da noi, però – ci ha detto la scultrice – manca la cultura delle Belle Arti, così come la sensibilità artistica che storicamente non si è sviluppata: siamo a corto di tecnica e professionalità”. Un’atmosfera lontana anni luce da quella che si respira in Italia, dove il suo talento è stato riconosciuto, tanto da essere premiata dal Ministero degli Affari Esteri con due borse di studio. “Al Centro – ci ha spiegato Marcello -: esponiamo 9 opere scultoree: 6 mie (tre bronzi, due resine ed una terracotta) e 3 di Genevieve (un marmo e due bronzi). Le mie sono figure contemporanee, accademiche nella fattura. Riproduco la realtà nella maniera secondo me più armoniosa, cercando di portare bellezza agli occhi di chi la guarda. Ritraggo il corpo umano nella maniera in cui, secondo il mio punto di vista, si avvicina di più alla forma pura. Senza mai rinunciare al colore, che dà gioia e vita”. L’arte di Zeerka è tutt’altra cosa: “Tutti dicono che la mia è un’arte onirica, un viaggio nella psiche, fra sogno e realtà. Anche io, però, sono figurativa: parto dal corpo umano ma lo trasformo, lo interpreto secondo la mia visione. Mi lascio trasportare dal processo creativo, senza pormi limiti: mi abbandono all’immaginazione, mi lascio guidare dai sentimenti”. “Poche volte, all’estero, – ha spiegato Marcello - mi sono trovato di fronte a così poca scultura come in Québec. Anche per educare visivamente alla Bellezza, invitiamo gli appassionati a visitare la mostra per capire cosa facciamo e quanto lavoro ci sia dietro l’opera esposta. “Non esiste un modello standard di bellezza, uno stereotipo di perfezione – ci ha spiegato Marcello - ma esiste la Bellezza che, anche se soggettiva, dovrebbe essere sempre l’obiettivo finale di un artista in ciascuna delle sue opere. Il mio intento è offrire anche allo spettatore più distratto la possibilità di riscoprire la Bellezza nella scultura, toccando le corde più profonde della sua anima. E questo  indipendentemente da chi o cosa ritraggo. La cosa importante per me – ha concluso - è lavorare sempre con passione, rispetto e amore”. Anche Zeerka punta alla Bellezza, ma fa un percorso diverso: “Ogni artista ha una responsabilità sociale e deve educare alla Bellezza, ripartendo dai valori fondamentali. Oggi ci stiamo diseducando: la scultura è diventata oggetto di commercio, svalutandosi e perdendo qualità. Io punto a trasmettere una bellezza più interiore, voglio dare un messaggio spirituale, parlare al cuore, andando oltre la mente e la tecnica fine a se stessa. Anche la mia arte è estetica, decorativa e attenta dettagli: uso il colore e la foglia d’oro, ma il mio è un rapporto molto più spirituale con la materia”. Marcello attraverso l’armonia delle forme, Genevieve con l’immaginazione e il valore della libertà: entrambi vogliono stupirci regalandoci l’essenza della Bellezza. Quella vera, quella più preziosa, così rara eppure mai così vicina. Basta andare al Centro Leonardo da Vinci e lasciarsi meravigliare.


L'EDITORIALE - Budget Qc: tagli alla spesa, meno servizi?




Un budget duro, ma necessario per risanare le casse dello Stato e garantire un futuro stabile alle prossime generazioni. Il governo Couillard ha fatto una scelta di campo: inutile tergiversare, il pareggio di bilancio è ormai una priorità improcrastinabile. Da raggiungere entro il 2016. Ad ogni costo. “Non è un’ossessione, ma un obbligo”, ha dichiarato il Ministro delle Finanze, Leitao. Seguendo così l’esempio virtuoso di Ottawa, che nello stesso periodo punta addirittura ad accumulare un attivo di 6.5 miliardi di dollari destinato ad essere restituito ai contribuenti per alleggerirne il carico fiscale. Il governo liberale si è esposto troppo, per permettersi di fallire. Couillard ci ha messo la faccia e ora si gioca buona parte della sua credibilità: per questo motivo ha optato per una ‘terapia d’urto’ che prevede nuove tasse (le solite, i primi ad essere colpiti ad ogni latitudine sono i bevitori e i fumatori, come se i vizi fossero una colpa anche agli occhi dello Stato), ma anche, e soprattutto (e qui sta la novità più coraggiosa, ma anche più rischiosa), tagli consistenti alla spesa pubblica, da cui non vengono risparmiati neppure due settori ‘sensibili’ come la Sanità e l’Istruzione. È come se Couillard volesse accattivarsi la simpatia dei cittadini con un messaggio tipo: “A qualcuno di voi chiedo qualche sacrificio in più, ma io dò l’esempio e faccio altrettanto”. Un approccio quasi paternalista e populista, per indorare la pillola dell’austerità implementata attraverso il doppio binario dell’aumento delle tasse e del taglio della spesa. Per mettere i conti in ordine, dunque, il governo punta ad una cura dimagrante all’interno della sua stessa amministrazione: solo per questo esercizio finanziario, infatti, i Ministeri (13 su 22 quelli ‘colpiti’) sono chiamati a stringere la cinghia ed a risparmiare 3.3 miliardi di dollari. E non è che l’inizio: i tagli saranno ancora più massicci l’anno prossimo (2015-2016), in base al rapporto che presenterà nei prossimi mesi la ‘Commissione per la revisione permanente dei programmi’, organismo istituito dall’esecutivo per passare al setaccio tutti i programmi governativi, stabilendone la pertinenza e la portata. E quindi l’eventuale taglio. A ciò si aggiunga il congelamento dei funzionari (che negli ultimi 10 anni sono cresciuti di 48 mila unità): le nuove leve non prenderanno automaticamente il posto di chi andrà in pensione. Per quanto ambiziosa, però, la ricetta di Couillard, messa nero su bianco da due economisti affidabili e di grido come il Ministro delle Finanze Leitao e il Presidente del Consiglio del Tesoro Coiteux, rappresenta un’arma a doppio taglio e rischia di rivelarsi un boomerang: i liberali puntano a fare cassa attraverso una macchina dello stato più snella e leggera, senza per questo scontare una diminuzione dei servizi elargiti. La parola-chiave è produttività: Couillard vuole ‘potare’ i rami secchi della burocrazia e scommette sulle capacità dei funzionari, i quali, consapevoli di essere in numero inferiore e di avere meno soldi a disposizione, dovranno impegnarsi ancora di più per garantire gli stessi standard di efficienza e qualità. Uno scenario ideale, che potrebbe però scontrarsi con una realtà molto più complicata e penalizzante. I servizi, infatti, potrebbero deteriorarsi per mancanza di finanziamenti e/o insufficienza di personale: in questo modo il cittadino medio, insoddisfatto, si ritroverebbe costretto a rivolgersi al settore privato. Oppure l’organismo pubblico di turno, a corto di liquidità, si rivolgerebbe direttamente al cittadino-cliente chiedendogli quei soldi che lo Stato centrale non gli garantisce più. In entrambi i casi, a rimetterci sarebbe proprio il cittadino, che conoscerebbe una forte impennata dei costi. Oltre al danno, anche la beffa. Un esempio su tutti: le commissioni scolastiche, martoriate dai tagli, si potrebbero sentire autorizzate ad aumentare la tassa fondiaria per far fronte ai mancati proventi. Alla fine, insomma, il paradosso potrebbe essere quello di “pagare di più per avere di meno”. Tanto che i quebecchesi già sentono ‘puzza di bruciato’. Secondo un sondaggio Leger, pubblicato il 6 giugno scorso, due cittadini su tre non credono che il governo porti a casa il pareggio di bilancio già l’anno prossimo; e, quasi uno su due, si dice scettico sulla possibilità di rimettere in moto l’economia con la creazione di nuovi posti di lavoro. Che la pillola sia troppo indorata, per essere credibile?

Budget Québec: meno spesa pubblica e più tasse per il pareggio nel 2015-2016



Il primo budget del governo Couillard

Per fare cassa e risanare il bilancio, il governo colpisce i consumatori, aumentando le tasse su birra, vino e sigarette. Tagli anche nell’amministrazione pubblica: nel mirino Sanità e Istruzione




Québec – È un budget decisamente votato all'austerità quello depositato il 4 giugno scorso dal Ministro delle Finanze Carlos J. Leitao. Il Premier Couillard lo aveva già fatto capire a chiare lettere in tempi non sospetti, parlando di “rigore” e “realismo”. Adesso è arrivata la tanto temuta controprova. Una cura da cavallo per ripianare il bilancio dopo 6 anni di segno negativo. Si annunciano tempi difficili per i quebecchesi: per ‘addomesticare’ il deficit strutturale, il governo blocca le assunzioni nel settore pubblico, limita gli esborsi per la Sanità e l’Istruzione, aumenta le tasse su alcol e tabacco e avvia un controllo più serrato sulla spesa pubblica. “Vogliamo che l’economia del Québec crei più ricchezza e occupazione – ha spiegato Leitao nel suo discorso all’Assemblea Nazionale – ma vogliamo anche mettere fine allo squilibrio strutturale nelle finanze pubbliche, che ogni anno accresce il fardello del debito e limita in maniera crescente la nostra libertà di azione”. “Le spese continuano ad aumentare più velocemente delle entrate: così non si può andare avanti. Il 7 aprile gli elettori ci hanno scelto per riprendere il controllo delle finanze pubbliche”, gli ha fatto eco Martin Coiteux, presidente del Consiglio del Tesoro. Intanto però, per fare cassa e raggiungere il tanto sospirato pareggio, il governo colpisce ancora una volta i consumatori, aumentando le tasse su birra, vino e sigarette. In particolare, una cassa di birra da 24 costerà 1.20 $ in più dal primo agosto, mentre una cartuccia di sigarette costa già 4 $ in più (50 centesimi a pacchetto), così come una bottiglia di vino è più salata di 24 centesimi ed una bottiglia di alcol è più costosa di 37 centesimi. Con queste nuove entrate, il governo conta di incassare 126 milioni $ quest’anno e 175 milioni l’anno prossimo. Rimandato ogni investimento. C’è anche una buona notizia: annullato l’aumento delle tariffe orarie degli asili nido da 7 a 9 $, come previsto dal governo Marois. L’aumento ci sarà, ma dal 1º ottobre e di soli 50 centesimi. Giro di vite nella spesa pubblica. Da 10 anni aumenta in media del 4.1% ogni anno: per il 2014 sarà riportata all’1.8%, mentre l’anno prossimo addirittura allo 0.7%. Saranno anni di ‘vacche magre’ per i funzionari statali. L’obiettivo del governo è rastrellare 100 milioni $ quest’anno e 500 milioni l’anno prossimo. I medici dovranno fare la loro parte: il loro aumento salariale sarà contenuto della metà, per un risparmio di 255 milioni. Abolite le direzioni regionali del Ministero dell’Istruzione (per 15 milioni), mentre le Commissioni scolastiche dovranno fare a meno di 67.5 milioni (che si tradurranno in un aumento delle tasse dell’8%). Tutto questo per non fallire l’obiettivo principale: il pareggio di bilancio nel 2015-2016.  Per quest’anno il deficit si attesterà sui 3.1 miliardi (600 milioni in più rispetto alle previsioni del governo Marois), per poi scendere a 2.35 nel 2014-2015. Il Pil, invece, crescerà dell’1.8% nel 2014 (i liberali si erano spinti fino al 2.1% in campagna elettorale) e del 2% nel 2015. (V.G.)

Tuesday, June 3, 2014

CALCIO - MLS, Impact: New England Revolution battuto 2-0



Finalmente una prestazione convincente contro la prima della classe: sabato scorso, l’Impact di Montréal ha avuto un sussulto d'orgoglio piegando 2-0 il New England Revolution che guida la classifica della ‘Divisione est’ a quota 23. L’11 di Klopas mette così in bacheca 3 punti che non cambiano classifica (la squadra resta ultima a 10 lunghezze), ma restituiscono serenità e fanno sicuramente morale. A timbrare il cartellino sono stati Romero al 3’ (bravo a infilare Shuttleworth in uscita con un diagonale sul secondo palo) e McInerney al 38’ (lesto a ribadire in rete una respinta corta dell’estremo difensore avversario su un tentativo da fuori di Nakajima-Farran). Per gli americani è una brutta battuta d’arresto dopo cinque vittorie di fila. Tra i montrealesi ha brillato in particolare il neo acquisto Nakajima-Farran, che ha vivacizzato e reso più imprevedibile il gioco montrealese. Soddisfatto Marco Di Vaio, al rientro dopo un mese ai box per infortunio: “Abbiamo fatto una buona gara, a livello di intensità e concentrazione. È un buon inizio: ora dobbiamo continuare così, restando compatti in difesa e attaccando gli spazi in contropiede, un modo di giocare che può regalarci delle soddisfazioni”.  L’Impact - che intanto ha annuciato l’acquisto dai Timbers di Portland del difensore Mamadou “Futty” Danso, 31 anni - scenderà in campo mercoledì 4 giugno per la partita di ritorno della finale del Canadian Championship contro il Toronto, mentre mercoledì 11 ospiterà allo Stadio Saputo il DC United per la 13ª giornata di campionato. (V.G.)

Lo scugnizzo Rennella ci racconta “L’Amore all’Italiana”



Lo spettacolo andrà in scena il 15 giugno al Centro Leonardo da Vinci

Montréal – L’ultima volta ha fatto lo ‘Nu scugnizz a Montréal’. Era il 10 novembre del 2012. In due anni ne è passata di acqua sotto i ponti. Ora torna in città per parlarci d’amore. Magari avrà messo la testa a posto. O forse no. Diavolo o Acqua Santa, una cosa è certa: ci farà ridere con le sue battute fulminanti, ma anche emozionare con le canzoni più belle di sempre. Il suo nome sarà già sulla punta della vostra lingua: è Enrico Rennella, 32 anni, che questa volta ci propone uno spettacolo tutto incentrato “sul modo - tutto italiano - di essere nell'amore”. Nato a Parigi da mamma francese e papà napoletano, basta parlarci un attimo per capire che partenopei come lui ce ne sono pochi in giro: quell’inconfondibile accento, abbinato ad una comicità irresistibile, ne fanno un umorista geniale. Anzi, un artista a tutto tondo, visto che sul palcoscenico abbina esilaranti sketch a brani di successo che pesca dal ricchissimo repertorio italiano. Un ‘One man show’ autore, regista e interprete di un ‘varietà’ in italiano e (naturalmente) in napoletano, con qualche battuta in inglese e francese. Enrico vi racconterà “L’Amore all’Italiana” il 15 giugno al Centro Leonardo da Vinci dopo il fragoroso successo riscosso a Vancouver (sold out!) il 3 maggio scorso
Enrico, l'ultima volta che sei stato a Montréal con il tuo spettacolo "Nu Scugnizz' a Montreal" è stato nel 2012. Sono passati due anni. “In questi due anni sono stato in tante città per presentare ‘Nu Scugnizz' e, allo stesso tempo, scrivevo il mio nuovo spettacolo, ‘L'Amore all'Italiana’. Noi artisti siamo un po' così, sai, non riusciamo mai a stare fermi con la mente. Cerchiamo sempre qualcosa di nuovo per dare al nostro pubblico l'entusiasmo di una novità”.
Ora ritorni da noi con "L'Amore all'Italiana". Cos'ha di diverso questo spettacolo rispetto al primo? “Il titolo, ovviamente, rispecchia il tema dello spettacolo, che è quello, appunto, dell'amore. In questo spettacolo mi concentro però sul nostro modo - tutto italiano - di essere nell'amore, di rapportarsi l'uno all'altro. Nello spettacolo affronto l'amore da diversi punti di vista: l'amore tra uomo e donna, quello in famiglia tra genitori e figli e poi, anche, l'amore nella religione, che per me è molto importante. I modi di amare e di mostrare amore sono tanti ed io sul palco cerco di mettere in luce gli aspetti più simpatici di questo sentimento”
La tua professione è quella dell'umorista,ovviamente, ma tu come ti definisci? Cos'hai di diverso da tanti altri comici? “Ogni comico è diverso. Ognuno ha il suo modo di raccontare le sue battute. In ogni mio spettacolo cerco sempre di fare vivere la battuta al pubblico perchè la presento come un film o un libro. È una storia che ha un inizio e che ti porta pian piano alla fine. La gente mi chiede spesso se quello che faccio è stand-up comedy, ma io non mi vedo così. Non mi definisco un cabarettista. Preferisco definire me stesso  un "one-man show", perché i miei spettacoli offrono un po' di tutto: c'è tanta varietà che spazia dalla commedia, alle storie della mia vita, fino alla musica che mi sta a cuore. Mi piace offrire al pubblico un'esperienza completa”.
Nel tuo nuovo spettacolo c'è un elemento di novità: la presenza di un complesso musicale che ti accompagna.  “La musica è molto importante per me, perché mi accompagna sempre nella vita di tutti i giorni. Voglio dare al mio pubblico un'esperienza ricca di emozioni e questo non si può fare senza la musica. Insieme, sul palco, percorreremo un tragitto musicale che ci accomuna come italiani. Per questo ho scelto canzoni che tutti possono riconoscere e cantare insieme a me. Naturalmente, a me piace molto anche la musica moderna, per cui ci saranno anche dei brani che si sentono ancora oggi alla radio, cantati però, con un pizzico di simpatia, se così posso dire”.
Chi è Enrico oggi rispetto allo Scugnizz' di due anni fa? “Enrico, oggi, è uno che è passato da fare nu scugnizz' all'amore ... cioè rubo di meno. Scherzi a parte, non penso di essermi evoluto poi tanto perché, in fondo, se vado o non vado sul palco, sono sempre la stessa persona, sia al teatro che nella vita di tutti i giorni. Sono sempre lo stesso”.
Tra le tante città, ti sei esibito con successo anche a Toronto, Mississauga e Vancouver. Hai trovato differenze o pensi che una certa "italianità" le accomuni? “Più o meno la Comunità, da ovest a est e da nord a sud, è uguale, ma più passa il tempo e più il pubblico si mostra caldo nei miei confronti, perché tanti di loro ora sanno chi sono. La mia prima volta a Montréal non è stata facile, il pubblico era molto freddo all'inizio dello spettacolo. Ma poi, dopo qualche minuto, mi hanno dato più calore che nu furn a pizz”.
E dal pubblico di Montréal, cosa ti aspetti? “Penso che questa volta l'accoglienza sarà ancora più calorosa. Il pubblico sa più o meno cosa aspettarsi da me, anche se ho tutta l'intenzione di sorprenderli ancora. Montreal è una città che ho molto a cuore perchè mi fa sentire a casa. È molto europea”.
Rivolgi un appello ai nostri lettori e al tuo pubblico. “Se volete passare una serata a ridere e a cantare allora domenica15 giugno venite tutti al Centro Leonardo da Vinci. Il posto giusto per chi crede nell'amore e vuole dimenticare un po' i problemi della vita”. (V.G.)

Il giudice Discepola: istruzione e orgoglio italiano



I giuristi italo-canadesi hanno onorato i 36 anni di carriera del magistrato nato ad Avellino

Montréal – In genere i giudici vengono percepiti come rigidi e severi, sempre seriosi, antipatici, immuni dalle tentazioni, scevri da ogni debolezza. Niente di più sbagliato. Perché i giudici possono essere anche umili, ironici, sensibili e simpaticissimi. Proprio come Antonio Discepola, giudice della Corte municipale di Montréal, al quale il 30 maggio ha reso omaggio l’Associazione dei giuristi italo-canadesi del Québec in occasione del banchetto annuale che quest’anno, nella cornice della sala da ricevimento Le Rizz ed alla presenza di quasi 300 invitati, ha celebrato il 10º anniversario di fondazione. Tra le personalità presenti, ricordiamo: il Console d’Italia Enrico Padula accompagnato dalla consorte Milena; Jean-François Buffoni, giudice alla Corte superiore del Quebec; l’avvocato Carmine Mercadante, i deputati Massimo Pacetti e Rita de Santis, Joe Borsellino, presidente del Consiglio di amministrazione del Centro Leonardo da Vinci; Pino Asaro, presidente del Congresso; il Sen. Basilio Giordano e la Sen. Marisa Ferretti Barth; il consigliere di Saint Léonard Dominic Perri ed il Commissario scolastico Vincenzo Galati. L’associazione, fondata il 29 maggio del 2002, ha dedicato la serata ai 36 anni di carriera del giudice Antonio Discepola, nato a Volturara Irpina (Avellino) il 25 gennaio del 1951, laureato in Legge nel 1978 e membro fondatore del sodalizio. A coordinare gli interventi sul palco, intervallati dalla musica di Perry Canestrari, sono stati la vice presidente Anna Colarusso, avvocato dello studio legale Kaperonis & Colarusso, e Dino Mazzone, direttore esecutivo della Fondazione The Marianopolis Millennium e presidente della ‘National Italian-American Bar Association’, entrambi membri-fondatori dell’organismo. Il presidente dell’Associazione, Philippe Messina, ha ricordato i tre obiettivi del sodalizio: garantire agli italo-quebecchesi il  ruolo che meritano nella società, il sostegno a chi sceglie questa professione e la salvaguardia dei diritti di tutti i membri della Comunità. Il Console Padula, dal canto suo, ha sottolineato come l’abbinamento tra la cultura giuridica italiana, di matrice romana, e quella nordamericana, di ispirazione anglosassone, rappresenti un interessante ponte tra due culture giuridiche fondamentali. Quindi è stata la volta del giudice Discepola, che ha reso omaggio alle sue origini e all’educazione ricevuta dai genitori, con un discorso molto profondo, rotto, a tratti, dalla commozione ma stemperato da una sagace ironia. Cominciando da un retroscena sulla sua candidatura ad ospite d’onore della serata: “Ho detto subito di no, giustificandomi con la necessità di invitare un personaggio in grado di riempire la sala: oggi siete tanti quanti erano presenti alla serata in onore del giudice della Corte Suprema Iacobucci. Grazie per la generosità”. Sull’Associazione: “A coloro che dicevano che non sarebbe durata più di 3 anni, ho sempre ribattuto che, se i nostri antenati sono riusciti a costruire un impero, noi ce la saremmo potuto cavare altrettanto  bene”. Poi sulla sua infanzia: “Sono nato in un piccolo paese senza acqua corrente, elettricità e libri. I miei genitori non sono mai andati a scuola e mi rimproveravano scagliandomi addosso anche le scarpe. Non mi hanno mai detto ‘Ti vogliamo bene’, non era necessario: sapevano che facevano tanti sacrifici per il mio futuro. Sono stati duri con me, è vero, ma solo per farmi diventare una buona persona. Mio padre mi diceva sempre: ‘Bisogna studiare, per dimostrare di cosa siamo capaci; per uscire dalla povertà, è necessaria l’istruzione. Inutile perdere tempo a lagnarci’”. Quindi il riferimento alla Commissione Charbonneau: “Basta lamentarci: lavoriamo ancora di più e preserviamo con orgoglio le nostre origini: siamo i discendenti di Leonardo da Vinci, Michelangelo, Meucci, Amerigo Vespucci, Verrazzano, Giovanni Caboto. Guardiamo al passato con fierezza: siamo come l’oro che non si sporca mai”. Sulla sua professione: “Un inglese diceva: ‘Basta essere dei gentiluomini e, se si conosce un pò di legge, tanto meglio’. Di certo, se vi riesce difficile prendere decisioni, questo mestiere non fa per voi”. Infine una sorta di testamento per le nuove generazioni: “Sono sei gli ideali che i nostri antenati ci hanno lasciato: pensiero, azione, sacrificio, dignità, forza e concordia: fatene tesoro”. Ideali che sicuramente sono rimasti scolpiti nel cuore e nella mente dei tre giovani italiani studenti in Legge, a cui sono andate tre borse di studio da 1.000 $: Marcus Moore (McGill University Law School), Hugo St-Laurent (Université de Laval) e Kimberly Parisi (Université de Montréal). Essere italiani, oggi, è un motivo di orgoglio. Esserlo da giudici è una responsabilità, ma anche una sfida per riscattare le ingiustizie subìte dai nostri padri o dai nostri nonni. (V.G.

Sempre più italiani scelgono il Canada



Lo dicono i dati ufficiali del Ministero dell’Immigrazione. Ma i numeri restano bassi, se paragonati alle ondate del secolo scorso e ai nuovi arrivi da Paesi emergenti come Cina, India e Filippine

Ottawa – Gli italiani che nel 2013 sono diventati residenti permanenti sono 823, ovvero il 139% in più rispetto al 2005. I numeri restano decisamente bassi, se paragonati alle ondate del secolo scorso, soprattutto nel dopoguerra (dal ’46 al ’55: 130.752 ingressi; dal ’56 al ’65: 216.982; dal ’66 al ’75: 126.540; dall’ ’86 al ’95: 7.872 e dal ’96 al 2005: 4.794), ma l’inversione di tendenza appare evidente. Anche se siamo lontani anni luce dai 3 Paesi che rappresentano i “serbatoi” più importanti del Canada: 34mila residenti permanenti dalla Cina, 33mila dall’India e 30mila dalle Filippine. Ad illustrare la situazione dell’immigrazione italiana in Canada sono stati, il 16 maggio scorso, a Toronto, il Ministro della Cittadinanza e dell’Immigrazione Chris Alexander, il Ministro del Multiculturalismo Jason Kenney e il collega responsabile dei Veterani, Julian Fantino. Rispetto al 2005, i residenti permanenti sono più che raddoppiati: da 344 sono passati a 823, ovvero il 139% in più. Inoltre, sempre nel 2013, 421 studenti italiani, il 90% in più rispetto al 2005, hanno scelto il Paese degli Aceri per completare la loro formazione accademica. Dopo un periodo di lunga e costante discesa degli ingressi dal Belpaese (dal 1967 con un picco di 31.635 al 2005 con soltanto 344 residenti, ovvero un ribasso del 99%), l’immigrazione italiana in Canada ha cominciato lentamente a risalire. Tra i nuovi residenti permanenti, quelli che rientrano nella categoria della ‘classe economica’ (coloro, cioè, che sono stati accettati perché hanno una somma da investire o sono in possesso di un contratto di lavoro) sono quasi triplicati negli ultimi 10 anni. L’anno scorso il Canada ha accolto 500 investitori dall’Italia, un aumento del 200% rispetto al 2003. L’inversione di tendenza riguarda anche la categoria della ‘classe familiare’ (ricongiungimenti), che ha visto 294 nuovi residenti, il numero più alto in quasi 20 anni. In generale, dal 2006 ad oggi, il Canada ha accolto in media 250 mila persone da tutto il mondo. Dal 1946, gli italiani che hanno scelto di vivere in Canada sono più di 500 mila. A fare la differenza, nel 1967, è stata la riforma dell’immigrazione, basata sul “sistema a punti”: i richiedenti dovevano totalizzare più punti possibili (in una scala da 0 a 100), tenendo conto di 9 fattori, tra cui educazione (20), età (10) e conoscenza dell’inglese e del francese (10). Fattori che hanno scoraggiato, di fatto, la domanda italiana, essendo gli immigrati del Belpaese del tempo quasi tutti analfabeti, e quindi impiegabili solo come manodopera. Oggi gli italiani, complice un mercato del lavoro bloccato, hanno ripreso ad emigrare: secondo l’Istat, solo negli ultimi cinque anni quasi 100 mila giovani (94mila, per la precisione) sono espatriati. Sono giovani e laureati. Metà di chi ‘scappa’ si ferma, però, in Europa. Ma la nuova frontiera è l’est: nei primi mesi del 2014 oltre 6 mila italiani sono andati ad abitare a Mosca; così come, dal 2011, gli Italiani che vivono a Budapest sono decuplicati, da 400 a 4mila. Senza dimenticare i 3.500 italiani che nel 2013 sono emigrati in Cina. Il Canada resta una meta ambita, ma non riscalda il cuore come qualche decennio fa: chi lascia il Vecchio Continente, punta a rifarsi una vita in Europa o in Oriente. (V.G.)

Gli italiani di Montréal celebrano la Repubblica



Dieci anni dopo, la Festa Nazionale è tornata ad essere un evento popolare

Circa 800 persone hanno partecipato al 68º anniversario della Festa Nazionale sul belvedere di Mont-Royal: per un giorno la bandiera tricolore ha sventolato su tutta la città, a dimostrazione che ormai la Comunità Italiana è una realtà perfettamente integrata nella società quebecchese e contribuisce attivamente allo sviluppo della metropoli

Montréal –  Nel 2004 aveva salutato tutti i connazionali, in qualità di Console Generale, a conclusione della Festa della Repubblica che si era tenuta al Centro Leonardo da Vinci, a Saint Léonard. Una festa aperta a tutti, senza inviti. Dieci anni dopo, questa volta nelle vesti di Ambasciatore d’Italia a Ottawa, Gian Lorenzo Cornado ha salutato gli italo-canadesi accorsi, il primo giugno scorso, nel maestoso e suggestivo Chalet Du Mont Royal, nel cuore verde della città, di fronte al panorama mozzafiato di Montréal. Un ritorno al passato graditissimo, un bagno di folla per rafforzare ancora di più l’orgoglio italiano, simboleggiato dalla bandiera tricolore, che per un giorno
ha sventolato su tutta la città. Un sentimento condiviso dai circa 800 connazionali che hanno risposto all’appello lanciato dal Consolato in rappresentanza del mondo associazionistico, della cultura, dell’imprenditoria, dei media e della politica quebecchese, canadese e montrealese. Tra le personalità presenti, oltre all’Ambasciatore Cornado ed al Console generale Enrico Padula, ricordiamo (impossibile elencarli tutti per motivi di spazio): il Sindaco di Montréal Denis Coderre; Robert Poëti, Ministro dei Trasporti e responsabile della regione di Montréal, il deputato federale Massimo Pacetti, la sua omologa provinciale Rita de Santis; Giovanna Giordano, presidente del Comites di Montréal, Pino Asaro, presidente del Congresso, sezione Québec, e il Senatore Basilio Giordano. Davvero emozionante l’inizio della cerimonia, con gli inni nazionali, canadese e italiano, intonati dal coro polifonico degli Alpini di Montréal. Ad allietare il pomeriggio anche la Banda Gentile, otto fisarmonicisti e Tony Commodari con la sua chitarra (tutti sotto l'attenta supervisione di Roberto Medile). Nel suo saluto rivolto agli ospiti, il Console Padula ha dichiarato: “Quest’anno celebriamo la festa su Mont-Royal, abbracciando con la vista tutta la città: in questo modo possiamo ammirare tutto quello che la Comunità italiana di Montréal ha realizzato nel corso dei decenni, il suo contributo fondamentale alla storia di questa bella e vibrante città del Nord America. Oggi gli italiani vivono ovunque nella città: da Saint Léonard e RDP fino a Lasalle, nel West Island e a Laval. Per questo motivo, la Comunità italiana ha tutto il diritto di celebrare la loro Festa Nazionale al centro della metropoli. La Festa della Repubblica è la vostra Festa, perché celebra il legame che non avete mai spezzato con la Madrepatria. Un elemento forte di questo legame è la lingua, di cui avete mantenuto una conoscenza chiara e diffusa. Ora tocca ai vostri figli apprenderla e studiarla anche nelle scuole che frequentano”. Il Sindaco Coderre, dal canto suo, è parso particolarmente a suo agio, azzardando anche qualche parola in italiano: “La festa del 2 giugno è molto importante: dopo essersi battuta contro il fascismo, l’Italia ha scelto la democrazia diventando una Repubblica. Oggi celebriamo anche il contributo che la Comunità Italiana ha fornito alla crescita di Montréal e del Québec: sul piano culturale, gastronomico, imprenditoriale, delle finanze e degli affari. Di tutto questo siamo fieri e vi ringraziamo di cuore”. Il Ministro Robert Poeti non perde occasione di ricordare le sue origini tricolori: “Buonasera a tutti. Devo dirvi subito che sono italiano: mio padre si chiamava Orlando Poeti. In Québec esiste una Comunità Italiana molto forte: in tanti si sono distinti nelle scienze, nella cultura, nell’arte, negli affari e sono presenti da molto tempo, ormai, all’Assemblea Nazionale. L’Italia è un partner economico importante per il prestigio e l’eccezionale qualità dei suoi prodotti. E lo diventerà sempre di più grazie all’accordo di libero scambio tra Canada ed Unione Europea. Sono fiero di essere italiano, così come sono fiero di essere canadese, quebecchese e montrealese”. A chiudere i discorsi, è stato l’Ambasciatore Cornado: “Quest’anno abbiamo voluto organizzare le celebrazioni insieme alla Comunità Italiana perché la Festa della Repubblica non sarà mai più una festa a inviti, ma comunitaria, di tutti gli italiani, la vostra festa. Sono fiero di essere uno di voi e sono qui per testimoniare l’affetto, il rispetto e l’ammirazione che il vostro Paese nutre nei vostri confronti. Vi ringrazio, in particolare, per avermi fatto scoprire la vostra Italia, quella che avete ricreato qui in Canada, a migliaia di chilometri dai vostri luoghi di origine. Un'Italia che si è fatta apprezzare e si è fatta valere ed oggi è un fulgido esempio per il nostro Paese e per le altre comunità italiane nel mondo. Siete i migliori Ambasciatori italiani in Canada e Ambasciatori canadesi in Italia. In questo giorno così importante voglio esprimere il vivo auspicio che i nostri due Marò,  Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, illegittimamente trattenuti in India, possano fare presto rientro in Patria e riabbracciare le loro famiglie. Tutta l’Italia è con loro, tutte le Comunità italiane nel mondo sono con loro: sono degli eroi e dobbiamo essere orgogliosi di loro. Se avete una bandiera italiana, esponetela alla finestra o davanti alle vostre case e guardatela sempre con orgoglio. Perché il tricolore rappresenta la vostra Patria di origine, la vostra identità, la vostra lingua, la vostra cultura e la vostra storia: la storia di un grande Paese e di un grande Popolo. Viva l'Italia, viva il Canada, viva il Québec, viva Montréal e viva la meravigliosa Comunità italiana”. (V.G.)