Tuesday, March 25, 2014

Mediaset Italia sbarca in Québec



Il canale italiano è ora disponibile anche nella Belle Province sul canale 698 di Bell Fibe

di Vittorio Giordano



Montréal - Era il 14 settembre 2011: il Cittadino ‘denunciava’ l’ingiustificata riluttanza delle piattaforme digitali quebecchesi a trasmettere Mediaset Italia. Al contrario di quanto succedeva in Ontario, dove già dal giugno 2010 i nostri connazionali potevano seguire perfino le partite di Champions ed Europa League in italiano sul canale 784 di Rogers. Telelatino ha offerto il canale a più riprese, ma senza successo, ai teledistributori quebecchesi. La svolta è arrivata la settimana scorsa: dal 20 marzo Mediaset Italia è finalmente disponibile anche in Québec, sul canale 698 di Bell Fibe. Tutti i clienti Bell possono usufruire dei programmi Mediaset gratuitamente. Quelli di Videotron, invece, non hanno ancora questa possibilità. L’augurio, naturalmente, è che anche l’altro gigante della teledistribuzione aggiunga al più presto nel proprio ‘carnet’ Mediaset Italia per andare incontro alle aspettative dei numerosi abbonati di origine italiana.
Mediaset Italia (www.mediasetitalia.ca) rappresenta il meglio della programmazione di Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Il nuovo canale aggiunge qualità all’offerta televisiva italiana in Canada attraverso programmi di intrattenimento, telefilm, attualità, informazione e sport, gli stessi che vanno in onda ogni giorno nel Belpaese. Come ‘Striscia la notizia’, ‘Grande Fratello’, ‘Amici’, ‘Uomini e Donne’, il programma satirico ‘Le Iene’, la telenovela ‘Centrovetrine’ e i programmi di approfondimento ‘Pomeriggio 5’,‘Matrix’ e ‘Verissimo’. E poi ‘Avanti un altro’ con Paolo Bonolis, ‘Domenica Live’ con Barbara D’Urso, ‘Forum’, ‘Io Canto’ con Gerry Scotti, ‘Squadra Antimafia’ e “Mattino Cinque’ con Federica Panicucci. Senza dimenticare il TG5. E, per gli appassionati di calcio, la Champions e l’Europa League, oltre che i Mondiali di calcio in Brasile, con la telecronaca rigorosamente in italiano. Insomma, l’ingresso in scena di Mediaset rafforza sempre di più il ponte culturale con l’Italia contribuendo a preservarne ed arricchirne i solidi legami culturali e linguistici, che sono alla base della nostra italianità. Un’italianità che ora potrà beneficiare della freschezza e della modernità di un canale innovativo e giovanile come ‘Mediaset Italia’. Per ulteriori informazioni sugli orari del palinstesto, visitate il sito: mediasetitalia.ca.

ELEZIONI IN QUEBEC, dibattito tv e sondaggi: Marois in difficoltà



Ultima rilevazione Léger-Journal de Montréal: PLQ  al 40% e PQ al 33%


di Vittorio Giordano
 
Montréal – Il dibattito tra i leader dei principali partiti in lizza per le elezioni del 7 aprile non ha tradito le attese: il 20 marzo scorso gli elettori hanno assistito ad una sfida televisiva a tutto campo sui temi più disparati: con l’economia e l’identità nazionale che hanno infiammato gli animi, ‘infrangendo’ il tradizionale aplomb nordamericano. Attaccata sul ‘referendum’ e ‘Carta dei valori’, il Primo Ministro Pauline Marois è apparsa in difficoltà e, costretta sulla difensiva, ha provato ad uscire dall’angolo affermando che “queste elezioni servono ad eleggere un governo, non a decidere su un referendum, che comunque non si terrà finché la popolazione non sarà pronta”. Una risposta poco convincente, che non esclude affatto una consultazione popolare nel prossimo futuro. Tanto che François Legault, leader della CAQ, ha contrattaccato: “Non basta, si tratta di un tema così delicato che i quebecchesi hanno diritto ad avere una risposta chiara”. Marois, sempre più con le spalle al muro, ha cercato di spostare la discussione sulla ‘Carta dei valori’, che riscuote ancora un certo consenso tra la popolazione. Una Carta sulla quale lo stesso Legault si è mostrato disponibile al confronto, mentre Philippe Couillard, capo del Partito Liberale, ha chiuso ogni margine di trattativa: “Per risolvere un problema – ha attaccato rispondendo a Leagult che gli chiedeva se accetterebbe un poliziotto con la hijab - prima deve esistere, e in questo momento non c’è nessun caso che giustifichi un provvedimento del genere”. “Sui segni religiosi nel pubblico impiego – ha poi aggiunto - ci sono già dei regolamenti e spetta ai tribunali prendere una decisione”. Anche questa, per la verità, è apparsa una risposta evasiva e poco soddisfacente: le battaglie legali vanno sempre inquadrate in un contesto politico più ampio, a cui nemmeno Couillard può e deve sottrarsi. Il leader liberale ha cercato di rifarsi con una domanda tagliente al Primo Ministro: “Quante donne che indossano degli ‘indumenti religiosi’ e che lavorano negli ospedali vuole licenziare?” La risposta è stata altrettando piccata: “L’unica donna che ha perso le sue funzioni è stata Fatima Houda-Pepin, cacciata dal caucus liberale (per la sua posizione non allineata sulla Carta dei valori, ndr)”. Ma la Marois ha dovuto difendersi anche dal fuoco ‘amico’ della leader di ‘Québec solidaire’, Françoise David: “Non credo proprio che mandare a casa una donna possa risolvere il problema dell’integralismo”.  All’accusa mossa ai liberali sull’intenzione di tornare alla vecchia ricetta di Jean Charest aumentando il debito pubblico, le reazioni sono state vibranti: le opposizioni hanno ricordato al Primo Ministro lo stato ‘non propriamente roseo’ in cui versa l’economia, ponendo l’accento sui posti di lavoro persi nell’ultimo periodo. Sulle Commissioni scolastiche, poi, Legault, che ne auspica l’abolizione, ha ricordato alla Marois come abbiano appena aumentato le tasse; così come ha fatto presente a Couillard che anche lui ne è prigioniero, perché sono tanti i Commissari nel suo partito. Infine la Marois si è detta orgogliosa di aver tagliato  la tassa sulle salute introdotto dal governo Charest, anche se - per il momento - solo per i ceti meno abbienti.

Liberali avanti nei sondaggi - Il dibattito ha confermato una tendenza coincisa con l’ingresso in campo tra le fila pechiste di Pierre Karl Péladeau, che ha spostato l’attenzione sul tema dell’indipendenza. Il Partito pechista perde terreno a vantaggio dei liberali, che balzano prepotentemente in testa nelle intenzioni di voto. Un trend confermato da tre sondaggi diversi. Secondo quello realizzato da CROP per La Presse,  e reso pubblico il 18 marzo, il Partito liberale (PLQ) salirebbe al 39% e il PQ (Parti quebecchese)  scenderebbe al 36%; mentre CAQ (Coalizione Avvenire Québec) e Qs (Québec solidaire) si fermerebbero rispettivamente al 13% e al 10%. In base ad un altro sondaggio, questa volta firmato da CTV/IPSOS REID e divulgato il 19 marzo, il PLQ sarebbe primo con il 37% delle preferenze, contro il 32% del PQ, il 16% della CAQ e il 10$ di Qs. Il partito della Marois conserverebbe comunque un vantaggio importante tra gli elettori francofoni, con il 38% delle preferenze: contro il 29% per i liberali, il 18% per la CAQ e il 12% per QS. Addirittura, un ultimissimo sondaggio Léger-Journal de Montréal, uscito il 25 marzo, dà il PLQ dal 40%, 7 punti avanti il PQ, sceso al 33%, quindi la CAQ al 15% e Qs al 9%. Lo stesso consenso tra i francofoni comincia a scricchiolare: pechisti al 40% e liberali al 30% contro, rispettivamente, il 44% e il 27% del 13 marzo scorso.

Canada, Finanze: via Flaherty, arriva Oliver


Ottawa – Si è dimesso a sorpresa, il 18 marzo scorso, il Ministro canadese delle Finanze Jim Flaherty (in alto, a destra). Nato a Lachine il 30 dicembre 1949, si è laureato in Legge alla York University, per poi esercitare l’avvocatura per oltre 20 anni. Eletto in Ontario nella contea di Whitby-Oshawa nel 2006, quando cioè i conservatori sono saliti al potere con un governo minoritario, è diventato subito titolare delle Finanze. A 64 anni, dopo otto anni, l’ormai ex-Ministro ha espresso il desiderio di tornare a lavorare nel settore privato, aggiungendo di aver preso questa decisione di comune accordo la scelta sia stata dettata dai problemi di salute. Tanto che conserverà il suo seggio di deputato a Parliament Hill. Il titolare delle Finanze ha affrontato una delle crisi economiche più difficili della storia mondiale recente, accumulando un deficit importante, ma anche riuscendo nell’impresa di riportare le casse dello Stato praticamente in equilibrio. Harper, che ha avuto un rapporto sempre molto franco e a volte anche ruvido con Flaherty, non ha nascosto il suo dispiacere per la perdita di una personalità forte della destra canadese, uno dei Ministri più rispettati del suo governo. “Nel corso di una carriera politica di quasi 20 anni – ha dichiarato il Primo Ministro in una nota - Flaherty ha incarnato le migliori qualità di chi sceglie la vita pubblica: una vera e propria inclinazione al servizio pubblico ed un sincero desiderio di lasciare il Paese in una posizione migliore di quando è entrato in politica”. A prendere il posto di Flaherty, sarà Joe Oliver, 74 anni, Ministro delle risorse naturali, eletto per la prima volta nel 2011, nella contea torontina di Eglinton-Lawrence, e salito agli onori della cronaca per aver difeso a spada tratta la costruzione del gasdotto Keystone XL, dall’Alberta al Texas. A sostituire Oliver alle risorse naturali sarà Greg Rickford, 46 anni, sottosegretario alle Scienze, che a sua volta passerà il testimone a Ed Holder, 59 anni.
con la famiglia. Affetto da mesi da una rara malattia della pelle, Flaherty, che ha depositato il suo ultimo budget l’11 febbraio scorso, ha negato che

Montréal: Réno-Dépôt fa marcia indietro



L’irritazione del Congresso italo-canadese per un’altra pubblicità anti-italiana

di Vittorio Giordano

Montréal - Ancora stereotipi e pregiudizi, velati e malcelati, ma proprio per questo ancora più offensivi ed insultanti, contro 300 mila italo-quebecchesi. Ovvero coloro che, negli ultimi 60 anni, grazie al loro talento ma anche allo spirito di sacrificio, al senso del dovere e della famiglia, hanno contribuito a costruire strade, ponti e case, rendendo questo Paese uno tra i più avanzati al mondo. Dopo il video di qualche mese fa dei “Colletti blu” di Montréal, questa volta, a finire nell’occhio del ciclone, è stato un cartellone pubblicitario di Réno-Dépôt. A stigmatizzare ancora una volta l’ennesimo attacco alla nostra Comunità è stato il Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi, regione Québec. Una lettera del 13 marzo - firmata da Pino Asaro, presidente del Congresso, e dall’avv. Antonio Sciasca, presidente del Comitato per la promozione degli italo-canadesi, e indirizzata a Robert Sawyer, presidente di Réno-Dépôt - si è fatta portavoce delle lamentele di alcuni connazionali, per chiedere la rimozione “nel più breve tempo possibile”, pena una “campagna di boicottaggio”, dei “pannelli pubblicitari che alludono ad un certo Tony, secondo cui da Réno-Dépôt i prezzi non sono affatto alti, e che, anzi, possiamo essere noi stessi ad aumentarli”. “Questa insinuazione che associa gli italiani al crimine organizzato – sottolinea la missiva – è insultante, offensiva e non fa che rafforzare dei vecchi stereòtipi che non cessano d’insultare la Comunità italo-quebecchese”. Non si è fatta attendere la risposta dell’azienda, che, con una lettera firmata da David Giguère, direttore principale di Réno-Dépôt,  ha confermato il ritiro del cartellone pubblicitario incriminato, “nel momento stesso in cui abbiamo ricevuto una lamentela proveniente da un membro della Comunità italiana, senza tergiversare un solo istante”. Adducendo, però, a sua discolpa, lo spirito umoristico che voleva ‘ispirare’ la campagna pubblicitaria e negando qualsiasi intenzione d’insultare la Comunità italiana. Ciò nonostante, Giguère ha ritenuto necessario porgere le sue “più sincere scuse”, ricordando che la sua azienda “accorda la più alta importanza a tutti i clienti, a prescindere dalla nazionalità”. Tutto bene quel che finisce bene: apprezziamo il passo indietro di Réno-Dépôt. Ma che quest’episodio serva da monito: non tollereremo più che 300mila connazionali restino ancora una volta prigionieri di un “luogo comune” che delegittimi e pregiudichi la dignità e la reputazione di essere italiani.

Montréal, Cinema Guzzo: aperta una nuova sala nel West Island



 di Vittorio Giordano

Montréal – I ‘Cinémas Guzzo’ hanno appena annunciato l’apertura di una nuova sala IMAX ‘Cinema des Sources 9’ su Dollard-Des-Ormeaux, nel West Island. Capace di accogliere fino a 400 cinofili, questa sala ultramoderna è dotata di uno schermo digitale di 78 per 40 piedi, ovvero il più grande schermo IMAX di tutti i complessi Guzzo della Grande Montréal. Il nuovo complesso ‘Cinema des Sources 9’ rappresenta anche la sesta struttura ad avere un sistema di proiezione IMAX e fa salire a 8 il numero di sale IMAX presenti fino ad oggi. Questa nuova apertura va ascritta alla volontà dei ‘Cinémas Guzzo’ di offrire alla propria clientela un’esperienza cinematografica unica ed eccezionale. Come ha detto Vincent Guzzo, vicepresidente e direttore dei ‘Cinémas Guzzo’, “siamo onorati di offrire alla popolazione della parte occidentale della città la migliore esperienza possibile di divertimento, grazie alla tecnologia IMAX con i suoi 20 mila watts di audio e due proiettori digitali per una luminosità senza paragoni”.
A proposito di Cinémas Guzzo - Giunto in Québec nel 1967 dall’Italia, Angelo Guzzo rappresenta uno dei pionieri dei cinema multisala indipendenti, ossia slegati dalle grandi case di produzione e distribuzione in Canada. Imprenditore integerrimo, responsabile e talentuoso, oltre che uomo di parola e di buon cuore, Angelo Guzzo gode di una solida reputazione e di grande rispetto negli ambienti dell’industria cinematografica. Nel corso degli anni si è battuto con grande impegno per il diritto, da parte dei proprietari di sale cinematografiche indipendenti, di proiettare pellicole di prima visione, aprendo così la strada a molti altri. I ‘Cinémas Guzzo’ sono, prima di ogni altra cosa, il frutto di una grande passione e di una storia familiare. Oggi padre e figlio collaborano per offrire ai loro spettatori il meglio del panorama cinematografico. Angelo Guzzo è il presidente della società, mentre suo figlio Vincenzo ricopre la carica di vicepresidente. Del resto, già all’età di quattro anni, Vincenzo Guzzo accompagnava i genitori al cinema. Figlio unico, lo affascinava soprattutto la scelta dei film, tanto da aver sviluppato prestissimo quello che lui chiama a giusto titolo “il fiuto per un buon film”. Appena adolescente, era già attivamente coinvolto nell’attività di famiglia. Suo padre Angelo, infatti, non mancava di portarlo con sé nei viaggi d’affari negli Stati Uniti per selezionare i film da inserire nella programmazione. Oggi ‘Cinémas Guzzo’ è proprietaria di oltre 142 schermi nella Grande Montréal e sostiene la “ricerca ambiente-cancro” attraverso la fondazione familiare (www.cinemasguzzo.com).

Il regista Ferrente a Montréal con 4 film


di Vittorio Giordano


Montréal - Il documentarista italiano Agostino Ferrente (che ha partecipato, tra gli altri, ai Festival di Locarno e Venezia) sarà a Montréal dal 4 al 9 aprile per una retrospettiva di proiezioni e conferenze. Un’iniziativa promossa dall’Istituto italiano di cultura, la Scuola di cinema Mel Hoppenheim di Concordia, la Chaire René-Malo della scuola dei media/UQAM e la Cinémathèque Québécoise.

CHI È FERRENTE – Agostino Ferrente è regista, produttore e direttore artistico. Nato il 28 ottobre 1971 a Cerignola (Fg), “reduce” da Ipotesi Cinema (il gruppo diretto da Ermanno Olmi, Palma d’oro a Cannes nel 2003) e “fuori corso cronico da una decina di anni” al Dams di Bologna, prima di occuparsi di cinema è stato coordinatore editoriale di varie testate radio-televisive per le Comunità di italiani all’estero. Ha contribuito alla rinascita del nuovo documentario italiano ed alla riscoperta di Vittorio De Seta (premiato negli anni ‘50 e ‘60 a Cannes e a Venezia). Infine, ha collaborato con diversi artisti, tra cui Jacopo Quadri, che ha montato il suo documentario “Orchestra di Piazza Vittorio”, oltre ad aver lavorato su alcuni film di Bernardo Bertolucci e Gianfranco Rosi, il primo documentarista che ha vinto un leone d’oro a Venezia nel 2013.

Ecco il programma dettagliato dei film:

Venerdì 4 aprile, ore 18.30:
 “L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO”
 (Festival internazionale del Film di Locarno),
Agostino Ferrente, [2006, 90 min] 
Cinémathèque Québécoise - Salle Fernand Seguin
335 Boulevard de Maisonneuve Est,
In presenza di Ferrente, introdotto da Giovanni Princigalli, Scuola dei media dell’UQAM.
“L’orchestra di Piazza Vittorio” è un film-diario della genesi della ormai famosa Orchestra di Piazza Vittorio, band nata da un’iniziativa di Mario Tronco, il tastierista degli Avion Travel, e Agostino Ferrente. I due hanno riunito un gruppo di musicisti di strada (e non) provenienti da tutte le parti il mondo, anche con la speranza di salvare dalla conversione in sala Bingo dell’unico cinema del quartiere Esquilino di Roma. Il risultato è un miscuglio multietnico di storie, umanità e tanta musica.

Sabato 5 aprile, alle 16.30:
“IL FILM DI MARIO”
 Giovanni Piperno, Agostino Ferrente [It., 2002, 46 min,]
Visual Arts Building - Concordia University
Local VA-114, 1395 René Levèsque Ouest
In presenza di Ferrente introdotto da Luca Caminati. Ingresso libero. 
È Natale. Mario, nonno quarantenne e disoccupato cronico che vive d’espedienti ma con il sogno altrettanto cronico di fare l’attore, viene assunto come custode (sedici ore al giorno) di un grottesco presepe montato nella via principale di Bari da un fotografo che lo usa come sfondo per ritrarre i bambini. Per noi e’ un’ottima occasione per realizzare un documentario su di lui… Ma anche per Mario, noi siamo un’ottima occasione per realizzare il suo film, il sogno che aveva nel cassetto, il film sulla sua vita: noi la sua troupe e lui il regista! Ne deriva una battaglia costante: tra noi, che vogliamo momenti di vero Mario, quello allegro e ottimista nonostante le oggettive difficoltà della sua esistenza, e lui che propone un Mario tragico ma parziale, convinto che, caricando di sofferenza e melodramma la sua testimonianza, il racconto della sua vita abbia più appeal…

A seguire: “INTERVISTA A MIA MADRE”
(Torino Film Festival)
Giovanni Piperno, Agostino Ferrente [It., 2000, 52 min,]
Adele, Fabio, Silvana ed Enzo sono i protagonisti di storie esemplari della condizione generale dell’infanzia e dell’adolescenza “sotto-borghese” napoletana e non solo. Una prima età del vivere trascorsa in modo molto poco normale. I quattro intervistano le loro madri, donne emancipate e “moderne” come quelle del nord, confessando a queste ultime, e a se stessi, particolari prima mai detti.

Domenica 6 aprile, 18.30:
“LE COSE BELLE”
(Mostra del cinema di Venezia
e miglior documentario italiano 2014 Doc Award)
Giovanni Piperno, Agostino Ferrente [It., 2013, 88 min]
Cinémathèque Québécoise - Salle Fernand Seguin
335 Boulevard de Maisonneuve Est
In presenza di Ferrente, introdotto da Giovanni Princigalli
Si dice che il tempo aggiusta tutto… Ma chissà se il tempo esiste davvero. Il tempo si passa a immaginare, ad aspettare, e poi, all’improvviso, a ricordare. Ma allora, le cose belle arriveranno? O le cose belle erano prima? Quattro vite a confronto nella Napoli piena di speranza del 1999 ed in quella paralizzata di oggi. La fatica di diventare adulti attraverso gli occhi di quattro ragazzi napoletani: Fabio ed Enzo, due maschietti dodicenni ancora bambini, e Adele e Silvana, due signorinelle quattordicenni. Quattro sguardi pieni di tristezza, ironia, ingenuità, fragilità, cinismo, paura e bellezza.

Martedì 8 aprile, alle 9.30:
Lezione magistrale di AGOSTINO FERRENTE
Nell’ambito del corso del “Nuovo documentario italiano”
tenuto da Giovanni Princigalli e proiezione di estratti
dei film di Ferrente e di altri documentaristi italiani.
École des médias UQAM
Pavillon Judith-Jasmin Annexe (JE),
Local JE-2300, 1564 Rue Saint-Denis. Ingresso libero.

L’impact perde pure in casa


Non è bastata la spinta del pubblico amico: l’Impact di Montréal, battuta 2-0 dai Sounders di Seattle, colleziona la terza sconfitta consecutiva in Campionato. Ora la squadra si aggrappa a Di Vaio, che sabato prossimo guiderà l’attacco contro il Philadelphia



di Vittorio Giordano

Montréal – La situazione non è ancora del tutto compromessa, ma i campanelli di allarme si fanno sempre più insistenti e inequivocabili: dopo 3 giornate di MLS, l’Impact ha conquistato zero punti. Forse sarebbe il caso che la società tornasse sul mercato (che chiude il 12 maggio) e portasse a casa un paio di acquisti mirati e di qualità. Archiviate le prime 2 gare giocate in trasferta, tutti si aspettavano la reazione tra le mura amiche. E invece domenica scorsa, di fronte ad oltre 27 mila spettatori sugli spalti dello Stadio Olimpico, l’Impact ha fatto ancora cilecca, riuscendo a perdere 2-0 contro i Sounders di Seattle. Il vantaggio americano, dopo 8 minuti, è alquanto fortunoso: calcio di punizione di Gonzalo Pineda, colpo di testa dell’ex Neagle che colpisce la traversa prima di rimbalzare sulle spalle del portiere Perkins e finire oltre la linea di porta. I Sounders, però, non si cullano sugli allori ma giocano di rimessa sfiorando il raddoppio, prima con Pineda (al 17’) e poi con Neagle (al ’31). Solo nella ripresa, però, esattamente al 58’, raddoppiano con Martins, di testa, su un’azione ‘ispirata’ da un errore di Miller. Il doppio schiaffo risveglia dal torpore l’Impact, che fa capolino nell’area avversaria prima con Smith e poi con Miller, sfortunato nel colpire l’incrocio dei pali. Ma ormai la frittata è fatta: finisce 0-2. La difesa, che accusa delle preoccupanti amnesie, nonostante Ferrari e Camara siano dei giocatori di assoluto affidamento, va registrata. Così come l’attacco, che spesso si ‘rifugia’ nei tiri da fuori area e in generale pecca di imprecisione. L’assenza di Di Vaio, che ha scontato la maxi squalifica di 3 giornate, ‘ereditata’ dalla scorsa stagione, è di quelle pesanti.  In assenza di un sostituto all’altezza, il bomber italiano  - pronto al rientro, insieme a Romero, sabato contro il Philadelphia - è l’unico in grado di garantire i gol ad una squadra che non sembra avere assimilato appieno gli schemi di Frank Klopas. “Sono arrabbiato – ha detto l’allenatore - perché abbiamo perso concedendo un gol nei primi minuti. Abbiamo sempre avuto in mano il pallino del gioco, ma in questo inizio di stagione nulla sembra girare a nostro favore”.

Tuesday, March 18, 2014

L’INTERVISTA allo scienziato-imprenditore BELLINI: “Il mio cuore batte per l’Italia, ma il futuro è in Canada’’



di Vittorio Giordano (Il Cittadino Canadese)

L’italo-canadese ha appena acquistato l’Ascoli Calcio, dimostrando tutto il suo amore per il Belpaese e la città natale: “Nella mia vita ho speso tanti soldi, questi sono quelli investiti meglio”. Però non nasconde l’amarezza per un Paese che non aiuta chi investe




Scienziato e imprenditore di successo nel settore della bio-farmaceutica con oltre 30 brevetti all’attivo; co-fondatore della Biochem Pharma, che ha lanciato l’Epivir, il farmaco più venduto al mondo contro l’HIV; acerrimo nemico di malattie della vecchiaia come diabete e alzhaimer; Grande ufficiale e Cavaliere del lavoro; filantropo e campione di solidarietà (ingenti i finanziamenti elargiti a Ospedali come St.Mary’s, St. Justine e Marie-Clarac); amante della caccia e della pesca; cultore del buon vino (la sua ‘Domodimonti’ produce oltre 200 mila bottiglie all’anno) e appassionato di calcio; da qualche settimana è salito alla ribalta della cronaca per aver comprato l’Ascoli Picchio FC 1898. Un gesto di estrema generosità, “per restituire dignità e orgoglio” alla sua città natale. Con la promessa di riportare la gloriosa società agli antichi fasti. Stiamo parlando di Francesco Bellini, l’uomo della provvidenza, che in Québec ha creato un impero nel settore farmaceutico, grazie alle sue abilità di ricercatore e di uomo d’affari. Nato ad Ascoli nel 1947, si è trasferito appena ventenne in Canada dove ha conseguito il Bachelor of Science presso la Concordia University nel 1972, ed il Dottorato in chimica organica presso l’Università di New Brunswick nel 1977. Co-fondatore di Biochem Pharma, di cui è stato presidente e amministratore delegato dal 1986 al 2001, è considerato uno dei pionieri della scienza “mixata” all’imprenditoria nel settore bio-farmaceutico. Oggi Francesco Bellini - sposato con Marisa e padre di Roberto e Carlo - è presidente della Picchio International, la holding di famiglia che gestisce 6 società: Bellus Health, Klox Tecnolgogies, FB Health, Domodimonti, Iniziative Immobiliari Marchigiane e, appunto, l’Ascoli Picchio FC 1898.

Dott. Bellini, com’è nata l’idea di acquistare l’Ascoli?  “Con il fallimento della società, ho visto una città demoralizzata. Non l’ho fatto per i soldi o per la gloria, ma per la gente. Vedere i tifosi piangere di gioia nel giorno dell’acquisto mi ha commosso. Ne ho spesi tanti di soldi nella mia vita, ma questi sono quelli spesi meglio”.

Come pensa di gestire l’Ascoli in un momento in cui l’economia stenta a decollare? “Il calcio è la più importante industria italiana, ma anche quella in cui succedono le cose più strane. Per questo motivo, come direttore generale, ho scelto il giornalista Gianni Lovato, una persona che conosco da tempo e che mi ha impressionato per l’onestà e la profonda conoscenza del mondo del calcio. In più posso contare su altri azionisti di minoranza, noti imprenditori ascolani come Battista Faraotti, Giuliano Tosti (nato a Montréal) e Gianluca Ciccoianni”.

Quando un giorno il suo Ascoli incontrerà la Juve, visto che lei nasce juventino, per chi farà il tifo? “Sono juventino da quando avevo 5 anni, farò sempre il tifo per la Juve, anche se il mio cuore ora batte per la mia città”.

Come nasce la sua passione per i farmaci e come concilia scienza e imprenditoria? “L’amore per la scienza è arrivato quasi per caso: appena giunto in Canada, ho lavorato in una fabbrica che produceva colla, occupandomi del controllo della qualità. Poi un veterinario italiano, che lavorava nella ‘Ayerst Laboratories’, mi ha convinto ad andare a lavorare con lui nel Dipartimento di tossicologia. Sono rimasto subito affascinato. Tutto ha avuto inizio più per obbligo lavorativo. L’entusiasmo è venuto dopo. Il bello della ricerca è inventare qualcosa: una volta che scopri una molecola, la sperimenti in laboratorio, poi nei topi e cerchi di capire come modificare la vita degli esseri umani”.

La scoperta non basta, bisogna commercializzarla. “Quello che abbiamo fatto per tanti anni era scoprire e portare avanti un brevetto. Poi lo cedevamo a chi si occupava della sua commercializzazione. Oggi facciamo meno ricerca e più sviluppo. Tra le ‘invenzioni’ di cui vado più orgoglioso c’è l’Epivir, scoperto dalla Biochem Pharma. Grazie a questa scoperta, oggi l’Aids è diventata una malattia cronica”.

Sarebbe mai potuto diventare quello che è diventato senza venire in Canada? “Non penso. Il Nord America è la terra delle opportunità, grazie anche ad una mentalità meritocratica.In Italia, invece, vige ancora la raccomandazione. Vengo da una famiglia al di sotto della classe media: mio padre lavorava per la Canadian Pacific, mia madre in una sartoria. La mia non è stata una famiglia facoltosa. I miei genitori mi hanno sempre sostenuto, aiutandomi a pagare gli studi. Tutto quello che è venuto dopo, però, l’ho fatto da solo. In Italia dubito che avrei potuto farlo. È questa la terra del futuro”.

Sempre più giovani lasciano l’Italia. Quale destino spetta al nostro Paese? “I dati ufficiali parlano di oltre il 40% dei giovani senza lavoro, ma penso che siano molti di più. I problemi sono molti: lentezza nelle decisioni, mancanza di governabilità, ma soprattutto mancanza di controllo sulle risorse finanziarie. Voglio soffermarmi sull’euro. In questo momento, dal punto di vista finanaziario, l’Europa è gestita come se tutti i membri facessero parte dell’economia tedesca. Ma non tutti i Paesi sono uguali. Ed in questo momento ci sono più svantaggi che vantaggi. Per me sarebbero necessari molti più incentivi per rimettere in moto l’economia. In Italia, oggi, è impossibile beneficiare di un prestito: le banche preferiscono investire i soldi per comprare i buoni del Tesoro. L’Italia non è competitiva. Io produco anche vino e, se l’euro avesse lo stesso valore del dollaro, potrei vendere il doppio. Le spese di produzione sono enormi: un bracciante agricolo, che percepisce 55 euro netti al giorno, costa all’azienda almeno il doppio”.

Il mercato principale della sua azienda vinicola è al 90%  l’estero. “Le Marche non sono conosciute per produrre vini eccezionali. I nostri vini sono differenti e sono generalmente più cari di altri, anche perché sono prodotti senza additivi chimici. La nostra cantina è costruita attraverso un’architettura moderna ed inserita lungo il pendio di una rigogliosa collina, con basso impatto ambientale”.

Che obiettivi si pone per il futuro?  “Mi piacerebbe fare una vita più tranquilla, andare a caccia e a pesca, e girare il mondo. Oggi si vive più a lungo, però la vecchiaia non dura per sempre. In Canada, comunque, il futuro è bello”.

Lei controlla anche la FB Health, con sede ad Ascoli. “Sì, quest’azienda italiana, che genera più di 5 milioni di euro di fatturato, sviluppa e commercializza prodotti farmaceutici per la prevenzione e il trattamento di patologie come l’Alzheimer. Impieghiamo più persone in Italia che in Canada: all’Ascoli Calcio ci sono 22 giocatori, più una trentina di dipendenti; alla FB Health abbiamo una trentina di dipendenti; un’altra quindicina a Domodimonti. In Canada ci sono meno dipendenti, ma le aziende valgono di più”.

Quindi lei fa più utili in Canada che in Italia. “Noi perseguiamo obiettivi di lungo termine: partiamo da un’idea, da una tecnologia, investiamo i nostri capitali, talvolta ricorriamo ad altri investitori, fino a portare la società in utile e quindi la vendiamo. Non sempre i risultati sono positivi, ma, finora, ho avuto risultati importanti”.

Qual è il suo rimpianto più grande? “Penso di aver venduto la mia 1ª società, la Biochem, troppo in fretta. L’ho fatto perché non riuscivo a trovare una persona che mi sostituisse e che mi potesse succedere”.

Lei ha dimostrato che scienza e imprenditoria possono viaggiare a braccetto. “Penso che si possa fare, anche se non è facile. Una cosa è certa: una persona che ha studiato economia può essere un buon uomo d’affari ma, se non conosce la scienza, difficilmente può fare il ricercatore. Per qualcuno che invece ha una preparazione scientifica, è molto più facile fare business. Oggi mi sento più imprenditore, all’inizio della mia carriera probabilmente più scienziato”.


ELEZIONI QUEBEC: testa a testa tra liberali e pechisti



di Vittorio Giordano (Il Cittadino Canadese)

Dopo la candidatura di Pierre Karl Péladeau con il Partito Québécois, il quadro politico è sempre più polarizzato tra federalisti (liberali) e sovranisti (pechisti). E intanto si moltiplicano gli annunci soprattutto sull’assistenza sanitaria, che è la priorità dei quebecchesi


Québec – Col passare dei giorni, la campagna elettorale s’infittisce di annunci,  promesse e candidature. La scorsa settimana è stata dominata dall’ingresso nell’arena politica (tra le fila del PQ) di Pierre Karl Péladeau, il magnate dell’editoria che ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica sull’indipendenza della Belle Province (“Vorrei fare del Québec un Paese”, ha detto). I giochi sono ancora lontani dall’essere fatti e, in vista del 7 aprile, non sono esclusi colpi di scena. Ogni giorno i leader dei principali partiti (che si ritroveranno tutti intorno allo stesso tavolo il 20 marzo, alle ore 20, per il dibattito trasmesso da Radio Canada e condotto da Anne-Marie Dussault) non perdono occasione per annunciare provvedimenti che, naturamente, si traducono in investimenti a spese dei contribuenti quebecchesi. Che, secondo un recente sondaggio CROP di Radio Canada, hanno tre priorità: la sanità al primo posto (35%), la crescita economica (24%) e il debito pubblico (12%). Subito dopo vengono educazione e ambiente (5%), mentre solo il 4% dà importanza ai valori quebecchesi. Un’agenda che i politici farebbero bene a fare propria per andare incontro alle reali e quotidiane esigenze dei cittadini. Nel frattempo, si moltiplicano i tentativi di ‘corteggiare’ e ‘sedurre’ le diverse categorie sociali. Nelle ultime ore, il Partito québécois (PQ) ha annunciato l’obiettivo di voler “fornire a ciascun cittadino quebecchese un medico di famiglia entro il 2016”. Per farlo, il partito del Primo Ministro Pauline Marois dara' vita ad altri 41 gruppi di medici di famiglia (GMF), dopo averne creati 13 durante i 18 mesi al potere. Alla fine saranno 300 in totale. Dal canto suo, il leader del PLQ Philippe Couillard ha detto di voler aumentare di 310 milioni $, da qui a 5 anni, il budget dedicato all’assistenza (anche a domicilio) degli anziani, riducendo, allo stesso tempo, la pesante burocrazia che appesantisce la rete sanitaria. François Legault, invece, dopo aver parlato di tagli alla spesa pubblica per offrire 1.000 $ di tasse in meno alle famiglie della classe media, ha annunciato un investimento di 40 milioni $ per contrastare il flagello dell’abbandono scolastico. In questo senso, il leader della CAQ vedrebbe di buon occhio l’assunzione di 500 specialisti – psicologi e ortopedagoghi costerebbero in tutto 28 milioni - per seguire da vicino i bambini di 4-5 anni che presentano delle evidenti difficoltà di apprendimento. ‘Ricette’ diverse, che si rincorrono, tutte finalizzate, però, a fare crescere il consenso che poi si traduce in voti. Secondo l’ultimo sondaggio Léger-Le Devoir, il quadro politico è sempre più polarizzato tra federalisti (liberali) e sovranisti (pechisti). Con Péladeau candidato pechista, i liberali hanno fatto incetta di consensi, soprattutto tra gli elettori federalisti francofoni. Se si andasse alle urne oggi, infatti, il PQ e il PLQ sarebbero perfettamente appaiati al 37%, mentre la CAQ scenderebbe al 14% e Québec Solidaire non andrebbe oltre il 9%. Se i pechisti sono stabili, la crescita del PLQ è avvenuta a detrimento della CAQ, che ha smarrito 4 punti percentuali tra gli elettori francofoni. Ovvero quelli più corteggiati perché, alla luce del sistema elettorale maggioritario secco, rappresentano la maggioranza in moltissime circoscrizioni: il 44% di loro vota PQ, il 27% PLQ e il 15% la CAQ. Ma il problema del PQ, e la benedizione del PLQ, è che ad oggi, la maggioranza dei quebecchesi, ovvero il 59%, direbbe ‘NO’ ad un referendum sull’indipendenza.

Rete Montréal, torna la televisione italiana



di Vittorio Giordano (Il Cittadino Canadese)

MONTRÉAL – È partita da poco, è gratuita, va in onda dal lunedì al venerdì, da Halifax a Vancouver, e presto, oltre ai programmi autoprodotti come “Metropoli” e “Sportivi 360°”, trasmetterà anche serial italiani come “Lo zio d’America”, “Capri”, “Provaci ancora Prof.”, (grazie ad un accordo con Rai Trade) facendoci compagnia fino a 5 ore al giorno (repliche comprese). È Rete Montreal, la nuova televisione italiana che trasmette sulle onde di ICI (International Channell/Canal Internationale, il canale etnico in 15 lingue ‘riproposto’ 5 anni dopo la chiusura di CJNT), ideata e prodotta da Tony Della Penta e lanciata il 13 marzo scorso all’Istituto Italiano di Cultura di Montréal con una cerimonia ufficiale che ha visto la partecipazione di un centinaio di esponenti della Comunità italo-canadese. Animato da un pimpante Joe Cacchione, a dare all’evento i crismi dell’istituzionalità sono stati il Direttore dell’Istituto Italiano di cultura, Martin Stiglio, ed il Console generale d’Italia a Montreal, Enrico Padula. “Rete Montréal – ha detto Stiglio – vuole essere un momento di televisione italiana sia per gli italiani appena arrivati che per quelli che vivono qui ormai da anni. Tanti i soggetti trattati nei programmi, con cultura, società, personaggi, gastronomia, sport ed altro ancora che interesseranno anche i tantissimi italofoni in Canada”. “Ecco due dati interessanti sulla lingua italiana – gli ha fatto eco Padula –: l’italiano è la 4ª lingua più studiata al mondo e l’8ª più usata su Facebook. Questa tv è importante perché, se manteniamo la lingua, conserviamo il legame fortissimo con il nostro Paese, evitando il rischio di restare italiani solo per il cognome”. Le luci dei riflettori si sono poi spostate su Tony Della Penta: “Faccio da sempre questo mestiere – ha detto l’ideatore e produttore – ed ho sofferto per la mancanza di programmi italiani in tv in una Comunità grande e attiva come la nostra. La mia è diventata quasi una missione ed ora sono orgoglioso di essere riuscito nel mio intento. Per ricominciare mi sono affidato a 3 amici professionisiti, che mi sono sempre stati vicini: Anita Aloisio, Piero Facchin e Marco Luciani Castiglia. Fanno parte della squadra anche l’avv. Anna Colarusso e Nicola Travaglini, che si occupano rispettivamente di questioni legali e cucina. Aiutiamoci a crescere insieme – ha concluso - perché solo così possiamo realizzare qualcosa di importante”. “Nel 2009 è finita un’avventura molto bella – ha detto Luciani Castiglia - ed ora rientriamo nelle case degli italiani ma anche degli italofoni, che probabilmente amano ancora di più la nostra lingua e cultura perché hanno qualcosa in più del solo senso di appartenenza che si acquisisce alla nascita”. “Non sono un giornalista di formazione – ha aggiunto poi Piero Facchin - ma ho imparato in fretta a trattare con passione temi che interessano alla gente e che possono avere delle ripercussioni pratiche nella vita di tutti i giorni”. “Il mio sogno – ha sottolineato Anita Aloisio - è portare sullo schermo il punto di vista di una generazione di origine italiana che costituisce una realtà diversa rispetto all’Italia di una volta o a quella contemporanea, una realtà che è importante valorizzare e che si rispecchia nella società, nella politica e nell’arte che ci circondano”. A chiudere l’evento è stata la soprano cino-canadese Lu Ye - un’amica della nostra Comunità e da sempre appassionata della cultura italiana – che si è esibita con la celebre “Mattinata” di Ruggero Leoncavallo. L’offerta è corposa e articolata, i protagonisti sono molto motivati. Ora sta agli italiani e agli italofoni premiarli. 

Lu Ye: sul palco per Papa Francesco e la pace nel mondo



di Vittorio Giordano (Il Cittadino Canadese)

È stata la prima soprano asiatica-cinese-canadese (non cattolica) ad esibirsi per il Sommo Pontefice

                       


Montréal - È una soprano, ma anche attrice, è nata in Cina, è taoista, vive a Montréal ma ama l’Italia. È Lu Ye, che in cinese vuol dire ‘bella giada’ (pietra preziosa adorata in Asia). Il 20 dicembre scorso è stata la prima cinese, ma anche la prima asiatica e canadese, a cantare in onore di Papa Francesco nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma. La sua interpretazione di “Ave Maria” di Bach e Gounod e “Silent night” di Gruber ha incantato tutti. “Ho cominciato studiando la musica classica cinese – ci ha raccontato - e poi mi sono appassionata di musica folk, nonostante molti miei colleghi universitari si cimentassero in opere come ‘Butterfly’ e’ Turandot’. Appena laureata, mi sono dedicata alla musica pop, più vicina ai giovani, più popolare e, soprattutto, più redditizia. Con il tempo, invece, è venuto fuori l’interesse per la musica lirica. L’opera è un pò come il cinema: ha una trama, dei personaggi e un finale. Ma è più difficile perché sul palcoscenico non puoi tornare indietro”.
Descrivici l’emozione di cantare per il Papa. “È stato molto emozionante: sapevo di vivere un momento storico, di essere la prima asiatica a cantare per il Pontefice. Poi ho pensato: se mi hanno scelta, ci sarà una ragione. E ho cercato di essere più spontanea possibile”. Sei una taoista che ha cantato per il Papa. E hai sempre sognato di cantare nelle chiese. “Sono affascinata dall’architettura, l’arte e l’acustica delle chiese. Cantare in chiesa è una forma di arte, slegata dalla religione. Facciamo tutti parte dell’umanità: sono sempre onorata di fare qualcosa per l’unione e la pace”.  Ti senti più soprano o attrice? “Il canto è stato il mio primo amore: l’emozione è più viva e diretta. I miei modelli sono Maria Callas e Mirella Fregni. Per quanto riguarda il cinema, prossimamente sarò protagonista di 2 produzioni americane”. Prima di arrivare in Canada, sei stata in Italia. “Sono stata 3 anni nel Belpaese, dove ho frequentatato l’Università di Perugia: è qui che ho imparato l’italiano”. Perché ti piace così tanto l’Italia? “È come quando ci si innamora. È stato un vero colpo di fulmine: avevo 12 anni quando mi sono ripromessa di visitarla. Dell’Italia mi piace soprattutto la cultura. E poi mi diverto nel guardare le persone: sono tutte simpaticissime, è un pò come rivedere Totò”. Come mai Montréal? “È stato il destino a portarmi in Canada. Montréal è bella, ma in Italia è più affascinante. E sarebbe stata più congeniale anche per la mia carriera. Ora sono mamma e voglio far parte della vita di mio figlio. Ho scelto di dedicarmi a lui, mettendo da parte la mia passione per il canto. Mi piacerebbe riprendere a cantare, altrimenti mi accontenterei di essere utile aiutando i giovani artisti”. Oggi si parla sempre più della Cina in termini economici. “È triste vedere la gente pensare alla Cina solo in termini di ricchezza economica dimenticando la sua millenaria tradizione culturale. Bisogna avere più equilibrio, come dice la filosofia taoista”. Ti piacerebbe tornare in Italia, magari come ospite di Sanremo? “Se dovesse capitare ci andrei di corsa. Sanremo per me è parte della cultura italiana. Sono sempre pronta ad abbracciare le belle cose della vita”. E infatti il 4 aprile si esibirà al Centro Leonardo da Vinci per un concerto benefico, mentre il 12 intonerà l’inno canadese e americano al Bell Centre prima della partita dei Canadiens contro i Rangers di NY.

CIBPA, è Emilio Imbriglio la “Personalità dell’anno”



di Vittorio Giordano (Il Cittadino Canadese)

MONTRÉAL –È Emilio Imbriglio la “Personalità dell’anno 2013” dell’Associazione degli uomini d’affari e dei professionisti italo-canadesi (CIBPA), organismo fondato nel 1949. L’ufficialità è arrivata l’11 marzo scorso nel corso di una cerimonia (alla presenza del Console d’Italia, Enrico Padula, e di importanti esponenti italo-quebecchesi come la deputata Rita De Santis e la direttrice della Camera di Commercio Danielle Virone) che si è tenuta nella Sala dei Governatori del Centro Leonardo da Vinci. Il Premio “Personalità dell’anno”, ricordiamolo, è stato istituito dalla CIBPA nel 1967 al fine di rendere omaggio a chi si è particolarmente distinto per la sua eccezionale abnegazione e per il notevole contributo al benessere della società. Dopo Rita De Santis, nel 2012, e Mariano De Carolis, nel 2013, quest’anno, come accennato, la scelta è caduta su Emilio Imbriglio, dal 19 aprile 2013 presidente e direttore generale di “Raymond Chabot Grant Thornton”, una delle più importanti società canadesi nel settore della contabilità (particolarmente attiva in Québec).
A fare gli onori di casa è stato Roberto Rinaldi, presidente della CIBPA, che ha voluto ringraziare tutti gli ex presidenti e i membri del consiglio di amministrazione in carica, ricordando la portata storica dell’iniziativa ed elencando le persone che, nel corso degli anni, hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento. Il Console generale Padula ha sottolineato come gli italiani non siano soltanto “un popolo di eroi, di santi e di navigatori, ma anche di uomini d’affari e professionisti estremamente bravi”. “E lo dimostra - ha aggiunto rivolgendosi alla sala - la numerosa presenza di persone che hanno avuto e continuano ad avere un grande successo in questo grande Paese”.
Visibilmente emozionato e commosso il protagonista della serata, Emilio Imbriglio, a cui l’artista Egidio Vincelli ha consegnato una riproduzione della sua scultura-simbolo (esposta alla Casa d’Italia) dell’affrancamento della Comunità italo-canadese dalle catene dell’internamento e del ‘volo’ verso il successo. “Il successo – ha detto Imbriglio - nasce dalla preparazione e dal lavoro. E questa sera ne riconosco tanti, in questa sala, che hanno avuto successo nella vita ed hanno contribuito al progresso della Comunità. Siamo stati fortunati e abbiamo fatto molte cose (come il Centro Dante dell’Ospedale Santa Cabrini) divertendoci e senza chiedere nulla in cambio. Vi ringrazio per avermi onorato con questo premio. Continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto: oggi non possiamo fare più nulla da soli, dobbiamo lavorare come una squadra, insieme possiamo spostare le montagne. Mi riesce difficile accettare gli onori: all’inizio ho avuto difficoltà ad accettare anche questo premio. È stato il presidente Rinaldi a convincermi ad accettarlo”.
LA CARRIERA DI EMILIO IMBRIGLIO - Imbriglio ha svolto il ruolo di presidente del consiglio della direzione della società, oltre ad aver agito a titolo di responsabile del gruppo ‘Consigli finanziari’ per diversi anni. Creativo, ha acquisito una reputazione invidiabile tanto come abile negoziatore che come consulente. È un consigliere chiave presso i governi per quanto riguarda l’approvigionamento e il finanziamento di infrastrutture. Ha guidato diverse transazioni di alto livello, soprattutto per quanto riguarda fusioni, acquisizioni e finanziamenti.
La sua leadership, le sue qualità di ‘assemblatore’, la sua capacità di generare consensi e la sua comprensione rapida delle grandi questioni ne fanno un protagonista indispensabile, indiscusso e tra i più rispettati e apprezzati dai più influenti uomini d’affari e dalle autorità ministeriali e governative.
 Emilio Imbriglio è membro del c.a. del “Conseil canadien pour les partenariats public-privé (CCPPP)” dal 2013, del “Conseil du Fonds municipal vert (FMV)”, della “Fédération canadienne des municipalités (FCM)” dal 2012 e del comitato d’investimento della FCM. Dal 2012 siede anche nel c.a. de “Les Amis de la montagne” ed è membro del “Gabinetto di campagna” per la campagna di finanziamento della Fondazione del Centro ospedaliere dell’Université de Montreal (CHUM).   
È stato professore universitario alle Università Concordia e McGill per 18 anni. Partecipa frequentemente a diversi incontri in qualità di conferenziere e pubblica regolarmente diversi articoli su giornali e riviste specializzate.
Molto impegnato nella vita comunitaria, Imbriglio è stato anche presidente del c.a. dell’Ospedale Santa Cabrini dal 1997 al 2012. Nel marzo del 2011, infine, grazie anche all’interessamento del Sen. Basilio Giordano, Imbriglio è stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana.

Impact, ancora una sconfitta



La squadra montrealese si arrende alla Dynamo Houston (1-0) e perde la 2ª partita di fila in campionato. Il 22 marzo la sfida contro i Sounders di Seattle allo Stadio Olimpico, ma Di Vaio (squalificato) non potrà scendere in campo

di Vittorio Giordano (Il Cittadino Canadese)

Houston – Di solito la vendetta è un piatto che va servito freddo e per l’Impact poteva essere l’occasione giusta per dare una lezione a chi l’aveva elimininata l’anno scorso dalla fase finale della MLS (3-0 più 2 espulsioni). Niente da fare: gli ‘Oranges’ sembrano essere proprio indigesti ai quebecchesi. Dopo la falsa partenza contro Dallas (3-2), sabato scorso l’Impact – sempre orfana di Marco Di Vaio e Andrés Romero, squalificati ancora per un turno - ha subito un’altra sconfitta, sempre in Texas, questa volta ad opera della Dynamo Houston. A realizzare il gol che ha piegato la squadra montrealese è stato Will Bruin (a segno per la terza volta questa stagione), al 40’, con un tiro deviato dal difensore Eric Miller che si è insaccato alla destra dell’estremo difensore Troy Perkins. E per il neo allenatore Frank Klopas la vittoria resta una chimera. Eppure l’Impact non ha giocato male: ha tenuto testa agli avversari con personalità creando anche delle occasioni da gol (Wenger si è ‘divorato’ almeno due reti, lo stesso Felipe ci è andato vicinissimo), ma ha peccato ancora una volta di opportunismo e scarsa brillantezza e precisione sotto porta. La stessa difesa (con Camara e Ferrari confermati al centro), sotto accusa dopo la prova opaca della scorsa settimana, è apparsa decisamente più solida e quadrata. Segnali incoraggianti, insomma, in vista di una stagione ancora tutta da vivere. L’anno scorso, dopo 2 giornate, l’Impact era a punteggio pieno (6 punti), ma poi ha chiuso la stagione a corto di ossigeno. L’augurio è che quest’anno un avvio lento possa fare da preludio ad un finale col vento in poppa. L’appuntamento con la prima vittoria della stagione potrebbe essere stato rimandato di poco: sabato prossimo, 22 marzo, l’Impact cercherà di rifarsi davanti ai suoi tifosi, allo Stadio Olimpico, contro i Sounders di Seattle.

Wednesday, March 12, 2014

MLS: esordio amaro per l’Impact di Montréal



La formazione montrealese perde 3-2 contro Dallas nella prima di campionato. Senza Di Vaio squalificato, l’Impact va in vantaggio ma poi subisce la rimonta americana, complice anche una difesa vittima di qualche distrazione di troppo. A segno Nyassi e Wenger. Prossima gara il 15 marzo a Houston contro la Dynamo

Montréal – Falsa partenza per l’Impact di Montréal. Nella prima partita della stagione, giocata l’8 marzo scorso a Frisco, in Texas, la squadra montrealese perde 3-2 al cospetto di Dallas. Tra le novità tattiche, Hassoun Camara spostato al centro in coppia con Ferrari e il giovane Miller lanciato sulla destra. In attacco l’unica punta Wenger è assistito dalla velocità di Nyassi e dalla fantasia di Felipe. Senza dubbio l’assenza del bomber Di Vaio (che salterà anche le prossime 2 partite per la squalifica ereditata dalla passata stagione) si è fatta sentire, ma le amnesie difensive continuano a rappresentare il tallone d’Achille di questa squadra. Eppure Ferrari e compagni entrano in campo con la giusta determinazione, intimorendo i padroni di casa fino al punto di trovare meritatamente il vantaggio al 10’ con Sanna Nyassi, bravo ad insaccare un cross millimetrico di un esauribile Justin Mapp sulla fascia destra. Poi la squadra ospite tira lentamente i remi in barca, lasciando l’iniziativa al Dallas, che, dopo 6 minuti, pareggia i conti con Fabian Castillo, lesto ad approfittare di un rimbalzo in piena area di rigore (Ferrari non si sbarazza in tempo della palla) ed a ‘bucare’ un incolpevole Troy Perkins. Otto minuti più tardi arriva addirittura il vantaggio: Jeb Brovsky tocca la spalla di Blas Perez che crolla platealmente in area di rigore e trasforma un calcio di rigore a dir poco ‘generoso. L’Impact accusa il colpo. A inizio ripresa la squadra di casa prende il largo: a segnare è l’attaccante argentino Mauro Diaz, con una punizione precisa dai 20 metri. L’Impact reagisce accorciando le distanze al 65’, con un colpo di testa vincente di Wenger, su assist di Felipe. Frank Klopas, a fine gara, non nasconde la delusione: “È difficile vincere – dichiara  - quando concediamo 3 gol come quelli contro Dallas. Penso che avremmo potuto evitarli facendo maggiore attenzione. Farò rivedere ai ragazzi il video della partita per fare le dovute correzioni e farci trovare pronti per la prossima partita. Abbiamo creato tanto per tutta la gara – recrimina - e avremmo sicuramente potuto segnare più di un gol”. Contento a metà Andrew Wenger: “Sono soddisfatto per il primo gol messo a segno quest’anno, ma sono deluso di averlo fatto in una partita che ci ha visti perdere”. Jeb Brovsky prova a guardare avanti: “Abbiamo esercitato una buona pressione sugli avversari – dice – e penso che possiamo cogliere dei segnali positivi da questa trasferta”. Il prossimo impegno dell’Impact sarà il 15 marzo, alle 20.30, a Houston contro la Dynamo. La squadra farà quindi ritorno a Montréal dove il 22 marzo, alle 16, affronterà i Sounders di Seattle allo stadio Olimpico (già venduti 20 mila biglietti).

Tutto pronto per il Festival internazionale del film sull’arte (FIFA)



Tra i 270 film di 34 paesi, 5 sono italiani




Montréal – Saranno 270 e giungeranno da 34 Paesi diversi i film del 32º Festival Internazionale del Film sull’Arte (FIFA) in programma a Montréal dal 20 al 30 marzo. Nei giorni scorsi è stato lo stesso direttore e fondatore della kermesse cinematografica, René Rozon, a rivelare la programmazione di quest’anno, che sarà sotto il segno dell’audacia e dell’incanto. Ad aprire il festival, il 20 marzo alle ore 20, saranno i film “Off Ground” di Boudewijn Koole e “Une chaise pour un ange” di Raymond St-Jean, al Museo delle Belle Arti. Numerose le pellicole quebecchesi, soprattutto di stampo biografico, come i ‘ritratti’ dei 3 vignettisti Michel Rabagliati, Jean-Paul Eid e Thierry Labrosse; quello di un attore/scrittore molto amato dal grande pubblico (Les vies de mon père:Yvan Ducharme), quello di uno scultore (Le cri d’Armand Vaillancourt); e infine un film che getta un nuovo sguardo sull’amicizia tra Jack Kerouac, Allen Ginsberg & William Burroughs (Beat Generation). Per quanto riguarda gli eventi speciali, la FIFA conta sulla partecipazione di numerosi artisti: Armand Vaillancourt, Michel Rabagliati, Rémy Couture, Jan Peacock, Philipp Gasser, Brigitte Haentjens, Anne-Marie Tougas, Peter Kingstone, Pierre Hébert e Alan Yentob. Buona la presenza dell’Italia che, ‘forte’ del recente trionfo agli Oscar con la “La Grande Bellezza”, parteciperà alla kermesse con 5 pellicole. I film italiani saranno presenti in tre categorie: uno in concorso, tre in Horizons e uno in Regards sur le 7e Art.

1. “Cendrillion dans la forêt enchantée” (Concorso), di Annalisa Corsi e Maurizio Forestieri, è un film d’animazione per tutti i bambini dai sette ai cento anni che amano sognare a colori. Dura 22 minuti e sarà proiettato il 23 marzo alle 11:00 a Place des Arts (Cinquième Salle - 175, rue Sainte-Catherine Ovest) e sabato 29 marzo, alle 13:30, alla Grande Bibliothèque (Auditorium - 475, boulevard De Maisonneuve Est).
2. “Why a film about Michele De Lucchi” (Horizons), di Alessio Bozzer, è un documentario sul designer Michele De Lucchi. Dura 66 minuti e sarà proiettato il 29 marzo, alle 13:30, al Centre Canadien d’Architecture (Théâtre Paul-Desmarais - 1920, rue Baile).
3. “Alessandro Mendini: The Theatre of Objects” (Horizons), di Christian Angeli, parla del  percorso creativo del designer Alessandro Mendini, raccontato dalla sua stessa voce e dall’interpretazione dei suoi oggetti da parte del mimo Julien Lambert. Della durata di 30 minuti, sarà proiettato il 29 marzo, alle 13:30, al Centre Canadien d’Architecture (Théâtre Paul-Desmarais - 1920, rue Baile).
4. “René Gruau. L’élégance du Dessin” (Horizons), di Adolfo Conti, racconta tappa dopo tappa l’ascesa di René Gruau nel mon
do dell’alta moda.  Della durata di 52 minuti, sarà proiettato il 30 marzo, alle 13:30, presso il Museo delle Belle Arti (Auditorium Maxwell Cummings - 1379 Sherbrooke Est, subito dopo il film di Christian Angeli).
5. Nella sezione Regards sur le 7e Art, l’unica produzione italiana presente sarà “La guerre des volcans” di Francesco Patierno, un documentario dedicato alla famosa vicenda del regista che, sull’isola di Vulcano, dovette dividere il suo cuore tra la vecchia fiamma Anna Magnani e la nuova, rapresentata da Ingrid Bergman. Della durata di 52 minuti, sarà proiettato presso il Cinémathèque Québécoise (Salle Claude-Jutra - 335 Boulevard de Maisonneuve Est) il 25 marzo, alle 21:00, e il 30 marzo, alle 18:30.
Per i prezzi dei biglietti e il calendario completo dei film, visitate il sito del Festival all’indirizzo www.artfifa.com.