Wednesday, May 14, 2014

MLS, Sporting: 3 sberle all’Impact



 I tifosi invocano Marco Schallibaum e il presidente Joey Saputo promette cambiamenti





La misura è colma e la pazienza è finita. I tifosi dell’Impact non ci stanno più: dopo l’ennesima sconfitta (0-3), maturata sabato scorso contro i Campioni in carica dello Sporting Kansac City (che avevano già bastonato 4-0 i montrealesi il 19 aprile), gli ultras hanno contestato senza mezzi termini la società, mettendo alla berlina l’allenatore Frank Klopas e il direttore sportivo Nick De Santis. E scandendo a più riprese il cognome dell’ex allenatore Marco Schallibaum, rimasto nel cuore dei fan per la sua personalità focosa e agguerrita. Un atteggiamento (spesso anche un limite, viste le tante squalifiche collezionate dal “vulcano svizzero” per le proteste sopra le righe) che la squadra faceva sua sul rettangolo di gioco. E che la tifoseria apprezzava, a prescindere dal risultato al triplice fischio finale. Oggi manca proprio quella: la cattiveria agonistica, la voglia, la determinazione, la capacità di soffrire e di combattere fino all’ultimo minuto. La squadra scende in campo impaurita e quasi sempre sfilacciata tra i reparti: gli schemi sono ancora macchinosi, gli errori (soprattutto di deconcentrazione) si moltiplicano e in attacco le palle-gol latitano. Di chi è la colpa? Come in tutte le cose, la verità sta nel mezzo: il gioco del neo allenatore non sembra aver attecchito tra i giocatori, che sono scarichi e forse non si applicano abbastanza, mentre la società non ha fatto un mercato all’altezza. Anzi: non ha praticamente fatto mercato. È un concorso di colpa. Ora spetta al presidente Joey Saputo scendere in campo in prima persona, prendere in mano la situazione e apportare i giusti cambiamenti (anche dolorosi) per il bene della squadra. Un tweet post-partita del presidente sembra andare proprio in questa direzione: “I nostri tifosi meritano di meglio, garantisco che ci saranno cambiamenti”. Ai proclami adesso dovranno seguire i fatti. Sulla partita c’è poco da dire. Di fronte a circa 15 mila spettattori attirati da un bel sole primaverile, l’Impact scende in campo senza gli infortunati Di Vaio e Ferrari e lo squalificato Camara. Resiste 18 minuti, poi il crollo. La prima sberla è di Dwyer, che trasforma un rigore per un fallo di mano in area di rigore di Warner, giustamente espulso. Il raddoppio è nell’aria. E infatti arriva puntuale al 34′: Nagamura accompagna in rete la palla invitante di Myers dalla destra. Gli ospiti non vanno mai sotto pressione e controllano la partita in scioltezza, tanto che, a fine primo tempo, sfoggiano un possesso palla pari al 75%. Non c’è partita. Il ‘calvario’, però, continua per altri 45 minuti: lo Sporting gira la palla senza fretta (e soprattutto senza opposizione)  fino a trovare la rete della sicurezza al 64’ ancora con Dwyer, bravo ad insaccare con un diagonale. Romero, Bernier e Gonzalez per Nyassi, Felipe e McInerney non cambiano di una virgola l’inerzia di una gara che lo Sporting ha controllato senza affanni dall’inizio alla fine. L’Impact può ripartire subito: già mercoledì 14 maggio, alle 19, allo stadio Saputo, contro Edmonton, per la semifinale di ritorno del Campionato Canadese Amway, quando sarà chiamato a ribaltare il 2-1 dell’andata.

Ottawa, Harper commemora i caduti in Afghanistan








Ottawa - Un'atmosfera solenne regnava sulla collina del Parlamento, venerdì scorso, 9 maggio, in occasione della “Giornata Nazionale della commemorazione della missione in Afghanistan” (iniziata nel 2002 e conclusa il 31 marzo 2014), che si è tenuta per celebrare il coraggio e il patriottismo dei soldati caduti. Centocinquantotto (158) - tra soldati, diplomatici, giornalisti e civili canadesi – sono state le persone che hanno perso la vita nel corso di questi ultimi 12 anni, 2000 i feriti e oltre 40mila i canadesi che, a vario titolo, hanno partecipato alla lotta ad Al-Qaïda dopo il sanguinoso attentato dell’11 settembre 2001. La commemorazione ha preso il via la mattina presto al Senato: insieme alle famiglie dei soldati scomparsi, c’erano il Primo Ministro Stephen Harper, il Governatore Generale David Johnston, il Capo di Stato maggiore della Difesa, Tom Lawson, ed il Ministro della Difesa Nazionale, Rob Nicholson. A mezzogiorno, una parata d’onore - formata da 300 membri delle Forze armate, 32 della GRC (Gendarmerie Royale du Canada) e della Polizia locale, oltre a 50 civili - è partita dal Museo canadese della guerra, al centro di Ottawa, per dirigersi verso il Parlamento. Giunto a Parliament Hill, il corteo è stato accolto dal Governatore Generale e Comandante in capo del Paese, che ha passato in rassegna le sue truppe. Dopo 21 colpi di cannone, un colpo di fucile ha segnato l’inizio di un periodo di silenzio di 2 minuti, interrotto solo dal rombo degli aerei militari - tra cui gli Airbus CC150, gli Hercules C130 e gli elicotteri CH146 - che in quel momento solcavano i cieli di Ottawa. “È stata una missione lunga e difficile”, ha ammesso Harper davanti alle migliaia di persone accorse sulla collina del Parlamento. “Questa Giornata Nazionale della commemorazione, la prima nella storia del Canada – ha sottolineato - è un'occasione unica per ringraziare tutti quegli uomini e quelle donne che hanno combattuto ed hanno servizo il nostro Paese”. “I nostri soldati sono stati forti – ha aggiunto -  e il Canada li ha sempre sostenuti con forza e convinzione”. "Grazie al vostro coraggio – ha concluso il Primo Ministro, omaggiando i caduti – oggi il Canada è più sicuro: la rete di terroristi che voleva distruggere la nostra pace e il nostro modo di vivere non potrà più usare l'Afghanistan come il suo santuario".

Denis Coderre: Montréal è una città europea



Il Sindaco incontra i suoi omologhi di Lione, Bruxelles e Parigi



Montréal - Lunedì scorso il Sindaco di Montréal, Denis Coderre, ha attraversato l’oceano per rafforzare il legame con l’Europa, in particolare con Lione, Bruxelles e Parigi, e per ribadire il ruolo da protagonista della sua città nel mondo della francofonia. Insieme a lui sono partiti anche Philippe Schnobb, presidente della Società di trasporto di Montréal (STM), e Dominique Anglade, presidente di “Montréal International”. Prima di partire, Coderre è apparso piuttosto sollevato: “L’autoflagellazione è finita: abbiamo vissuto delle situazioni particolari nel recente passato, ma ora è tutto alle spalle. Guardando al futuro, voglio restituire a Montréal il suo ruolo di metropoli”. Dentro e fuori i confini nazionali. “Montréal vanta una posizione geopolitica importante - ha aggiunto -: è una città europea in un contesto nordamericano e, in quest’ottica, è necessario ridefinire tutti i gemellaggi con le più grandi città del mondo”. Il Primo Cittadino ha in agenda un incontro con il suo omologo di Lione, con cui esiste una partnership economica che dura da 35 anni; poi si dirigerà verso Parigi, dove potrà fare la conoscenza della neo-eletta Anne Hidalgo, per poi concludere il viaggio a Bruxelles, in Belgio, dove proverà a tessere nuovi rapporti economici. Tra i temi che Coderre affonterà, ci sono anche lo sviluppo digitale di città sempre più “intelligenti” e l’ottimizzazione della gestione del trasporto pubblico. Coderre vuole restituire a Montréal “un ruolo importante sulla scena internazionale”. Eletto lo scorso novembre, il sindaco è convinto che la città quebecchese debba ricoprire un ruolo-chiave nello "sviluppo economico, sociale e sostenibile", anche alla luce del fatto che, entro 20 anni, i tre quarti della popolazione risiederà in aree urbane.  Per riconquistare il suo ‘rango’, Montréal deve tornare a far parte di “Metropolis”, l’Associazione mondiale delle grandi città, di cui fanno già parte Parigi e Bruxelles. Oltre a prendersi nuove responsabilità all’interno di organizzazioni municipali internazionali, come l’Associazione internazionale dei sindaci francofoni (AIMF). Per questo motivo, nell’agenda degli incontri c’è anche quello con Abdou Diouf, segretario generale dell’Organizzazione internazionale della Francofonia (OIF). Montréal, insomma, mira a diventare un “centro nevralgico” per il commercio di beni e servizi. Con l'accordo di libero scambio siglato tra Unione Europea e Canada, che dovrebbe entrare in vigore nel 2016, "beneficeremo dell’impatto maggiore di questa liberalizzazione del commercio tra le due sponde dell’Atlantico, – ha concluso Coderre - visto che Montréal rappresenta la porta d’ingresso per gli Stati Uniti”.

Tuesday, May 6, 2014

L'INTERVISTA - Carlo Lucarelli: racconto il male per combatterlo








A Montréal per ‘Metropolis Blu’, lo scrittore giallista, celebre per le trasmissioni tv sui misteri insoluti del Belpaese, ci svela il segreto del suo successo anche all’estero

È stato lo scrittore giallista Carlo Lucarelli, il re del noir italiano, a rappresentare l'Italia alla 16ª edizione del festival letterario “Metropolis Bleu Met” di Montréal (28 aprile-5 maggio). “In circa 20 anni ha scritto 30 libri, numerosi saggi, ha realizzato film e una serie infinita di programmi televisivi. Se va avanti così, quanto a prolificità, oscurerà Georges Simenon”, ha detto di lui il critico televisivo Aldo Grasso. I suoi romanzi: “L’estate torbida” (1991), “Indagine non autorizzata” (1993), “Via delle oche” (1996), Almost Blue (1997), “Il giorno del Lupo” (1998), “L’isola dell’angelo caduto” (1999), “Laura di Rimini” (2001), “L’ottava vibrazione” (2008) e “Il sogno di volare” (2013). Per la Rai ha condotto “Mistero in Blu”, successivamente “Blu notte” e “Blu Notte Misteri italiani”, quindi “Lucarelli racconta”, passando in rassegna l'ultimo cinquantennio della storia italiana attraverso i suoi misteri insoluti. Dal 25 aprile è tornato in onda con la “Tredicesima ora”, raccontando percorsi di ribellioni e di riscatto, vicende individuali ma emblematiche. 

I suoi libri sono tradotti in tantissime lingue. “Mi piace essere letto anche fuori dai confini nazionali. Quello con l’estero, però, è un rapporto difficile: le storie sono ancorate alla realtà italiana, difficili da capire, soprattutto se riguardano le dinamiche della politica, della finanza e della criminalità organizzata”. 

La traduzione non aiuta. “Rendere il linguaggio gergale bolognese in un equivalente australiano non è facile. Lo scrittore italiano, però, alla fine si fa capire. Basti pensare a Camilleri, che parla di una Sicilia tutta sua, in un siciliano inventato da lui: dovrebbe essere un autore intraducibile e invece ha un successo enorme perché racconta molto bene un’Italia che interessa e che appassiona”. 

Soprattutto se si parla di sangue e omicidi. “Scrivere della parte oscura significa scrivere anche di quella chiara. Parliamo di mafia e la gente si arrabbia. E invece no, perché parliamo anche di antimafia, dell’altra Italia. Di sicuro riusciamo a rendere le emozioni del nostro Paese e a suscitare interesse. All’estero la gente studia la lingua e cultura italiana dopo aver visto un bel film, letto un bel libro o aver mangiato un buon piatto. Ecco, noi facciamo questo: serviamo da apripista”.  

Da dove nasce la passione per il giallo? “Da giovanissimo mi misi a leggere i romanzi di Giorgio Scerbanenco e fu una rivelazione: la tecnica del mistero ti racconta una cosa importante ma non te la dice subito. Scrivere romanzi noir riveste anche una funzione civile: ci sono delle cose che non ci piacciono, ma le raccontiamo per cambiarle. Uso l’espediente narrativo del noir anche in tv per catturare l’attenzione. Poi la forza sta nella storia. Ho comiciato con la cronaca nera e gli intrecci tra soldi, sesso e potere. Quindi sono passato a casi più complessi che hanno a che fare con politica, finanza, stragi e terrorismo, difficili da raccontare e istintivamente noiose. Ecco: lì il giallo mi ha aiutato”.  

Un approccio che lei propone anche per la ‘Tredicesima ora’. “Raccontiamo delle storie che aprono una finestra su un problema più generale. La narrazione comincia dal punto di svolta nella vita di una persona. E proprio da questo momento comincia una narrazione a ritroso che, tassello dopo tassello, accompagna lo spettatore dall’ignoto verso il noto. È un’evoluzione del racconto portato avanti negli ultimi 13 anni con ‘Blu notte’: abbiamo raccontato i crimini, poi le grandi criminalità organizzate, ora storie apparentemente piccole. Confrontarmi con vicende personali mi dà la possibilità di fare l’autore e non lo storico: posso metterci le mie immagini, le mie parole, racconto l’animo di una persona”.  

Forse sarebbe il caso di tornare sui grandi misteri italiani alla luce della recente desecretazione dei documenti sulle stragi. “Ci torneremo: in passato abbiamo potuto raccontare le cose in maniera molto dubitativa, come la strage di Ustica, fermandoci alla verità giudiziaria. Se salteranno fuori altre verità, faremo finalmente delle trasmissioni senza condizionali”. 

La criminalità oggi. “La microcriminalità è meno pericolosa di quella che sta dietro: non soltanto quella organizzata, ma anche ambientale, strutturale, di una certa politica e di una certa finanza. È questa quella che mi fa più paura, perché corrode il sistema”.

L’assassino perfetto oggi non è più il maggiordomo. “Probabilmente è il padrone”. 

L’immagine della criminalità nostrana esportata da film come ‘Il Padrino’, ‘Scarface’ o serie come “I Sopranos” fa quasi parte del Made in Italy e ‘affascina’ moltissimi connazionali.  
“Non è sbagliato fare cose sulla mafia, però bisogna raccontare tutto. Quando si fa ‘Il capo dei capi’, non si deve mai perdere di vista il fatto che stiamo parlando di gente che ammazza. Joe Pesci di “GoodFellas” è il ritratto di un personaggio reale. Ma quando poi massacra un poveraccio per terra, non ci può più stare simpatico. Alla fine quelli come lui finiscono tutti male. Scarface muore, ma i suoi fans dicono: ‘Tanto quello è solo un film”. Si fermano prima. Scarface è vero fino a quando ha successo. Ecco: devono prendere tutto il pacchetto, fino alla fine. Parlare di certe cose, ti permette di raccontare - a chi è vittima di questa fascinazione - che Peppino Impastato, Falcone e Borsellino sono altrettanto affascinanti. È bello giocare col negativo, è il mio mestiere: la regina cattiva è sempre più affascinante di Biancaneve. Il punto è che, se fai una fiction su Totò Riina, ci metti pure che uccide i bambini, senza aver paura che la gente cambi canale”. 

Emigrazione argomento di una sua prossima storia? “Ho sempre pensato che uno scrive quello che conosce. È per questo che ho ambientato molte mie storie a Bologna, diventata quasi la metafora del mondo. Però se vuoi raccontare l’Italia devi raccontare anche quella all’estero. Scriverò sicuramente un libro sugli italiani all’estero senza che si ammazzi nessuno. Ma prima devo documentarmi”.  

Il suo messaggio ai giovani. “È finito il tempo dei compromessi: i giovani di oggi o decidono di dare un taglio netto con i cattivi comportamenti del passato oppure il futuro non ce l’hanno più”.

“D!SEGNO 2014”: fino all’11 maggio a Montréal




Un nuovo logo e una mostra su arte, architettura e design


Montreal Ha preso il via venerdì 2 maggio (e si concluderà domenica 11) la seconda edizione di “D!SEGNO – stile di vita, moda e design nella Piccola Italia” organizzato dalla Società di sviluppo commerciale della Piccola-Italia Mercato Jean-Talon. La manifestazione, dedicata alla creatività e al savoir-faire artigianale della Piccola Italia, vuole preservare e promuovere i legami culturali e commerciali con il Belpaese e la sua contemporaneità. Sperimentare, creare, conoscere, vivere, vedere e assaporare: queste le parole-chiave di questa seconda edizione. Per l’occasione, la Piccola Italia si è rifatta il ‘look’ puntando su un nuovo logo concepito dall’agenzia ‘Open’: un nuovo marchio per rappresentare l’offerta culturale e commerciale del quartiere. Una piattaforma vivente: da qui l’espressione tipicamente italiana “Vivere emozione”, con la lettera “V” che diventa  simbolo unificante attorno al quale si incontrano un amalgama di ‘tessuti’ che rappresentano il tessuto urbano multigenerazione che, a sua volta, caratterizza il quartiere identificandone i tre poli commerciali: gastronomia, sport e cultura. “La competizione e la necessità di differenziarsi dagli altri quartieri è diventata una necessità fondamentale”, ha spiegato Sylvain Raymond, direttrice creatività stretegica di ‘Open’. “Articolando la specificità della Piccola Italia in base alle emozioni che si provano ogni giorno, da generazioni, puntiamo su ciò che veramente caratterizza il quartiere in un contesto nordamericano”. “Non abbiamo solo cercato di rinnovare la nostra immagine – ha sottolineato Roberto Tassinario, direttore generale della SDC-Piccola Italia Mercato Jean-Talon – ma anche di rendere evidente l’aria fresca che soffia sul quartiere da qualche anno a questa parta”. Tra le attività da non perdere, la mostra “D!SEGNO 2014”, in programma dall’8 all’11 maggio alla Casa d’Italia (505, rue Jean-Talon Est). Una mostra che si pone come momento di dialogo e di conoscenza tra progetti innovativi che ruotano attorno alla Piccola Italia e le tendenze attuali dell’arte, dell’architettura e del design in Italia. Varia ed interessante la lista degli espositori. Design, arti visive e architettura: Atelier Barda, Avant scène, Bijouterie Italienne, Domus, D’Onofrio Architecture+Design, Ducati Montréal, Galleria d’arte Studio Legale di Napoli (Veronica Bisesti, Salvatore Manzi, Ciro Vitale), Galileo - parco scientifico e tecnologico di Padova, Il Gioiello di Valenza, Little Mela Design, Maison Lipari, Morelli Designers Inc., Public Design festival di Milano, Quincaillerie Dante, Ruccolo Faubert architectes, Scuola Italiana Design di Padova. Moda:Belladonna Rose, Camiceria Lauro, Chaussures Cortina, Rififi, Travis Taddeo, Yossi Moyal Tailleur chemisier Stile de vita e comunicazione: Bis Films, Design & Communication Lorenzo, Essen, Google Cultural Institute – Made in Italy (con il sostegno di Unioncamere e del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali d’Italia), Agenzia di comunicazione Open. Senza dimenticare: le porte aperte e gli aperitivi degli atelier, le visite guidate alla scoperta dell’offerta artigianale e gastronomica, l’esposizione di sculture di Silvio Mastrodascio, le conferenze sul food design e sulla cucina italiana con le erbe aromatiche, il percorso delle erbe aromatiche attraverso i ristoranti del quartiere e l’installazione d’arte pubblica con le aiuole di Boulevard Saint-Laurent, che saranno abbellite dalle piante di menta. Per il programma dettagliato degli eventi, visitate il sito: http://issuu.com/petiteitalie/docs/guide.

La Camera di Commercio Italiana in Canada apre ai giovani




Inaugurata una nuova sezione che riunirà professionisti e imprenditori sotto i 40 anni, che hanno a cuore lo sviluppo economico del Canada e, naturalmente, dell'Italia





In occasione del suo 50º anniversario, la Camera di Commercio Italiana in Canada ha lanciato una sezione ad hoc, dedicata esclusivamente ai giovani professionisti e imprenditori dai 40 anni in giù. A celebrare la nascita della Camera dei Giovani è stato un aperitivo-evento che ha avuto luogo il 24 aprile scorso nella cornice degli uffici di Dentons, al 39º piano della centralissima Place  Ville-Marie. All’evento - che ha rappresentato l’occasione per presentare il contenuto della nuova piattaforma, gli orientamenti ed il calendario delle attività per il 2014 - hanno preso parte oltre un centinaio di esponenti del mondo degli affari della metropoli, che hanno a cuore lo sviluppo economico del Québec, del Canada e, naturalmente, dell'Italia, in un contesto sempre più europeo. Ad avere l’idea di una ‘Camera dei Giovani’ è stata Jessica Di Maria, che l’ha subito proposta alla direttrice generale Danielle Virone, che a sua volta ha sposato in toto un progetto brillante che mira ad un ricambio generazionale sempre più necessario: un processo ormai imprescindibile anche per un organismo istituzionale, e quindi tradizionalmente restìo al cambiamento, come la Camera di Commercio. Jessica, 25 anni, avvocatessa fiscalista, è la “primus inter pares” di un comitato (senza gerarchie) composto da altri 7 coetanei: Isabella Tirelli, Igor Calderan, Sara De Luca, Anthony Franceschini, Luigi Pastore, Karl Biunno, Julia Colletti e Lorenzo De Angelis. “La nostra missione – ci ha spiegato Jessica (padre di Agrigento e madre per metà abruzzese) - è quella di sviluppare rapporti economici nel lungo periodo tra Canada ed Europa, e in particolare tra Québec e Italia, permettendo così ai giovani di poter beneficiare di una piattaforma condivisa che possa facilitare le loro iniziative imprenditoriali in campi strategici come la tecnologia, la biofarmaceutica, l’agroalimentare e l’aeronautica”. “È una bellissima iniziativa – ha aggiunto Danielle Virone, direttrice della Camera di Commercio - perché ogni organizzazione, per restare ancorata all’attualità, deve necessariamente rinnovarsi. Questi giovani sono fantastici, hanno nuove idee: la Camera esiste da 50 anni, ma deve aggiornarsi di continuo puntando su giovani che capiscono l’importanza di sviluppare gli affari tra due continenti. Rappresentanto il ricambio, la linfa nuova, il sangue nuovo per proiettarsi nel futuro con fiducia ed entusiasmo”. “È un progetto straordinario – ha sottolineato Emanuele Triassi, Presidente della Camera di Commercio - perché bisogna assicurarsi che i giovani prendano il nostro posto e portino avanti i nostri progetti ad alti livelli. La partecipazione e l’entusiasmo sono molto incoraggianti: vuol dire che la nuova generazione ha un grande interesse verso l’Italia. Noi più ‘anziani’ abbiamo l’obbligo di guidare i giovani per fargli capire quali sono le opportunità dall’Italia e verso l’Italia. Oggi, quando si parla di scambi commerciali, non si intendono più i prodotti tipici di una volta, ma soprattutto il know how e le competenze dell’industria dei cervelli. Bisogna incoraggiarli - ha concluso - per fare sempre più scambi con i giovani italiani, che possono così diventare i nuovi ambasciatori nelle nuove tecnologie, nella ricerca e nell’innovazione”.(V.G.)