Wednesday, June 11, 2014

Ricciardo beffa Rosberg: Montréal è sua



F1 – GRAN PREMIO DEL CANADA

Settimo appuntamento del Mondiale: le Mercedes sembrano dominare, ma problemi al motore costringono Hamilton al ritiro e Rosberg a rallentare. Ne approfitta la Red Bull, con Ricciardo che vince il primo GP della carriera e Vettel che chiude terzo. Ferrari mai nel vivo della corsa: Alonso 6º e Raikkonen 10°, peggio di Williams e Force India. Paura nel finale per un brutto incidente tra Perez (penalizzato per il prossimo Gp) e Massa, per fortuna senza conseguenze



Doveva essere la solita gara monotematica (la sfida in famiglia tra Hamilton e Rosberg) e monocromatica (il color argento vivo della Mercedes), secondo il canovaccio ripetitivo e scontato degli ultimi appuntamenti del Mondiale. Ed invece no. Come spesso accade a Montréal, sul circuito ‘Gilles Villeneuve’ si è corsa una 51ª edizione del GP del Canada ricca di colpi di scena, dal sapore antico. Nonostante il rombo ‘moderno’ delle monoposto sia stato ormai ‘strozzato’ dall’elettronica (tanto da non rendere più necessario l’uso di cuffie o tamponi antirumore). E nonostante, dopo 32 giri, il destino della corsa sembrasse segnato, con le due Mercedes lanciatissime e con oltre 20 secondi di vantaggio sul primo inseguitore. Questa volta non c’entrano però gli acquazzoni interminabili o gli incidenti acrobatici. A rendere la gara interessante fino all’ultimo giro è quello che non t’aspetti: a metà gara, il motore della Mercedes, fino ad oggi modello incrollabile di potenza, solidità e affidabilità, cede clamorosamente. Hamilton è costretto al ritiro, mentre Rosberg non può più spingere al massimo. Ne approfittano tutti, tranne le Ferrari di Alonso e Raikkonen, protagonisti di una gara anonima, impalpabile, lontano dalle luci della ribalta. Insomma, una debacle. Un Cavallino remissivo e depresso più che rampante, messo sotto non solo dalla Mercedes, ma anche dalla Red Bull e soprattutto da Williams e Force India, oltre che da una McLaren. Colpevolizzare i piloti sarebbe come dare addosso alla Croce Rossa: manca velocità di punta, trazione e guidabilità. Una tristezza infinita per i tanti appassionati che, come sempre, hanno trasformato gli spalti sull'Isola di Notre-Dame in un’onda rossa infinita. Commoventi. Torna a fare la voce grossa, invece, la Red Bull, che ha il merito di spezzare il monologo Mercedes tornando sul gradino più alto del podio con un super Ricciardo, bravissimo nelle fasi finali ad imporsi su Perez e Rosberg (che compie comunque un deciso allungo sul compagno di squadra: 140 contro 118 punti). Per l'ex pilota della Toro Rosso si tratta della prima vittoria in Formula Uno. Sulla terza piazza sale Vettel, fortunato a non finire coinvolto (per un metro o poco più) in un incidente che all’ultimo giro vede Massa tamponare violentemente Perez: entrambi perdono il controllo delle monoposto e sbattono violentemente contro le barriere, per fortuna senza conseguenze. Una manovra azzardata, che i commissari hanno deciso di punire penalizzando il pilota della Force India con l’arretramento di 5 posizioni nella griglia di partenza del prossimo Gp in Austria. Peccato, perché il messicano si era reso protagonista di una gara superlativa, che avrebbe potuto concludere nella top 5 dopo aver anche assaporato per qualche giro la possibilità di una incredibile vittoria. Come accennato, Gran Premio in sordina per le Ferrari: Fernando Alonso chiude al sesto posto - dietro a Jenson Button, quarto, e Nico Hulkemberg, quinto, - disputando comunque una seconda parte di gara all'attacco. Gara anonima invece per Kimi Raikkonen (al 200º Gp in carriera)  piazzatosi decimo in una corsa senza acuti. Completano la top 10 Valtteri Bottas con la Williams, settimo, Jean Eric Vergne con la Toro Rosso, ottavo, e Kevin Magnussen con la McLaren, nono. Il Circus torna l’anno prossimo e per almeno altri 10 anni ancora: ad ufficializzare il rinnovo dell’accordo è stato François Dumontier, presidente del GP, insieme al sindaco Denis Coderre ed al Ministro dei Trasporti, Robert Poëti. Al patron Eccleston andranno 15 milioni all’anno, mentre le istituzioni hanno garantito i finanziamenti necessari: 50 milioni arriveranno da Québec, 62 da Ottawa e ‘Tourisme Montréal’ e 12 dal Comune.

LE DICHIARAZIONI POST-GARA

Alonso guarda alla Red Bull - A fine gara, Alonso non nasconde la sorpresa per il successo di Ricciardo, che però deve servire da monito per le Rosse. “La Red Bull ci deve servire da esempio - ha spiegato lo spagnolo–: ci dimostra che è importante lavorare duro perché tutto può succedere in F1”. Poi sulla gara: “Siamo stati molto lenti, soprattutto nella prima parte; nella seconda siamo diventati più competitivi con i tempi e potevamo lottare, ma quando ti ritrovi in gruppo hai tutto da perdere”.

Ricciardo sotto choc - "È successo tutto negli ultimi giri, mi ci vuole un po' per comprendere tutto nella mia testa, sono ancora sotto choc. Ho faticato con Perez, che era molto veloce sul dritto, poi sono riuscito a passarlo alla prima curva e ho puntato su Nico. Passato Perez, mi sentivo primo, è stato il punto di svolta della gara: la vittoria è una sensazione fantastica, sono ancora incredulo. Dedico questo successo a chi mi ha aiutato, alla mia famiglia".

Rosberg soddisfatto - "Ho perso il sistema di recupero energia, che ha reso tutto difficile; dovevo raffreddare i freni e avevo altri problemi. È un buon risultato per la classifica, ho messo punti in cascina, e faccio i complimenti a Ricciardo che ha fatto una grande gara".

Vettel mastica amaro - "Dopo il primo pit stop ero dietro alla Force India e non c'era modo di superarlo. E lì la mia corsa è finita, con le strategie non sono stato aiutato, ho perso anche una posizione con Ricciardo, sono stato fortunato a passare Perez che aveva problemi ai freni e nel finale ho visto una macchia bianca che mi ha sfiorato (Massa, ndr) e l'ho schivato per un pelo, in una frazione di secondo".


Coppa Canada: Impact Campione




Vittoria sofferta per la squadra montrealese, brava a chiudere gli spazi ed a colpire in contropiede con Felipe, conquistando così il secondo trofeo nazionale consecutive



Mercoledì scorso sarebbe stato sufficiente anche lo 0-0, in virtù dell’1-1 dell’andata. Il gol di Felipe al ’92, però, ha permesso a tutto lo Stadio Saputo di tirare un enorme sospiro di sollievo, scacciando l’incubo della beffa all’ultimo secondo di cui sono pieni gli annali del calcio. Il fantasista brasiliano è stato lesto e reattivo a ribadire in gol un bolide dal limite di Di Vaio, che ha centrato la traversa. Partenza in sordina per l’11 montrealese, che poi ha alzato il baricentro e il ritmo del gioco sfiorando a più riprese il gol. Negli ultimi 20 minuti, la pressione del Toronto ha costretto sulla difensiva i padroni di casa, bravi a contenere gli assalti avversari e a realizzare il gol scaccia-pensieri in piena zona Cesarini, grazie ad un contropiede fulminante. Niente da fare per il temibile duo d’attacco formato da Defoe e Moore, annullati da una difesa che ha fornito un altra grande prova di solidità (e che ora potrà contare anche sull’haitiano Mechack Jérôme, 24 anni, appena acquistato dallo Sporting Kansas City). L’unico grande rischio è arrivato su un tiro velenoso di Jonathan Osorio che all’83’ ha battuto Evan Bush centrando però il palo alla sua destra. Non tutte condivisibili le scelte dell’arbitro Chris Gantar, che ha sorvolato su due falli di mano in area (uno troppo evidente!) della squadra ospite. E così l’Impact di Montréal ha conquistato la seconda Coppa del Canada ‘Amway’ consecutiva battendo per 2-1 (tra andate e ritorno) gli avversari storici del Toronto. È il secondo trofeo consecutivo, dopo quello messo in bacheca l’anno scorso ai danni dei Whitecaps di Vancouver. Con questo successo, la squadra quebecchese va a completare il gruppo 3 della Lega dei Campioni della CONCACAF con i Red Bulls di New York e il Club Deportivo FAS di Salvador. “È una bella vittoria che vogliamo goderci – ha detto a fine gara l’allenatore Frank Klopas, visibilmente soddisfatto -: difendere questo titolo era uno dei nostri obiettivi stagionali. Ci siamo battuti bene, mettendo sotto una squadra molto dotata tecnicamente. Sono molto orgoglioso dei miei ragazzi, della società e di tutta la città”, ha concluso. “Il mio ruolo è quello di giocare a prescindere dalla posizione”, ha dichiarato Felipe, che poi ha aggiunto: “Voglio ringraziare l’allenatore perché mi ha aiutato molto e ogni volta mi trasmette la fiducia necessaria per entrare in campo con la giusta determinazione. Siamo una squadra unita e dobbiamo continuare a lavorare per confermarci anche nelle prossime partite”. Ora testa al campionato: mercoledì 11 giugno, alle 19.30, l'lmpact ospiterà lo United D.C. per continuare ad abbinare risultati e prestazioni lasciandosi alle spalle i bassifondi delle classifica e puntando con convinzione ad un posto al sole nella zona Playoff. (V.G.)

Marcello e Zeerka: “Due destini, una passione”… per la Bellezza


La mostra di 9 sculture al Centro Leonardo da Vinci fino al 22 giugno


Hanno due modi contrapposti di fare arte, due percorsi e due destini profondamente diversi. Ma condividono la stessa passione: quella della ricerca della Bellezza. Lui, Marcello Giorgi (nato a Pietrasanta, in prov. di Lucca, nel 1962), la cerca attraverso l’armonia delle forme classiche e l’espressività dei colori; lei, Genevieve (in arte Zeerka, nata a Montréal nel 1975), lo fa attraverso la trasfigurazione e il movimento. Marcello esprime una bellezza più estetica, Zeerka più sensitiva: sono le due facce della stessa medaglia, due modi di fare scultura che si completano a vicenda. Il minimo comune denominatore resta immutato: la Bellezza. Una particolarità che hanno voluto condividere anche con il pubblico montrealese, attraverso la mostra “Due destini, una passione”: una ‘prima’ canadese fino al 22 giugno al Centro Leonardo da Vinci. “L’esposizione – ci hanno spiegato Marcello e Genevieve in un’intervista – vuole dimostrare come due modi diversi di lavorare - uno più tradizionale, tecnico e figurativo ed un’altro più poliedrico, fantasioso, simbolico ed onirico, - possano entrambe ambire alla Bellezza”. Marcello ha lavorato per oltre 20 anni nei laboratori artigiani di Pietrasanta, prima di mettersi in proprio e farsi un nome all’estero. Si sono incontrati 2 anni fa a Carrara, la ‘patria’ del marmo (quella utilizzata dallo stesso Michelangelo), dove Genevieve stava completando i suoi studi presso l’Istituto “Pietro Tacca”, dopo aver studiato Arti Visive all’Università di Sherbrooke. “Qui da noi, però – ci ha detto la scultrice – manca la cultura delle Belle Arti, così come la sensibilità artistica che storicamente non si è sviluppata: siamo a corto di tecnica e professionalità”. Un’atmosfera lontana anni luce da quella che si respira in Italia, dove il suo talento è stato riconosciuto, tanto da essere premiata dal Ministero degli Affari Esteri con due borse di studio. “Al Centro – ci ha spiegato Marcello -: esponiamo 9 opere scultoree: 6 mie (tre bronzi, due resine ed una terracotta) e 3 di Genevieve (un marmo e due bronzi). Le mie sono figure contemporanee, accademiche nella fattura. Riproduco la realtà nella maniera secondo me più armoniosa, cercando di portare bellezza agli occhi di chi la guarda. Ritraggo il corpo umano nella maniera in cui, secondo il mio punto di vista, si avvicina di più alla forma pura. Senza mai rinunciare al colore, che dà gioia e vita”. L’arte di Zeerka è tutt’altra cosa: “Tutti dicono che la mia è un’arte onirica, un viaggio nella psiche, fra sogno e realtà. Anche io, però, sono figurativa: parto dal corpo umano ma lo trasformo, lo interpreto secondo la mia visione. Mi lascio trasportare dal processo creativo, senza pormi limiti: mi abbandono all’immaginazione, mi lascio guidare dai sentimenti”. “Poche volte, all’estero, – ha spiegato Marcello - mi sono trovato di fronte a così poca scultura come in Québec. Anche per educare visivamente alla Bellezza, invitiamo gli appassionati a visitare la mostra per capire cosa facciamo e quanto lavoro ci sia dietro l’opera esposta. “Non esiste un modello standard di bellezza, uno stereotipo di perfezione – ci ha spiegato Marcello - ma esiste la Bellezza che, anche se soggettiva, dovrebbe essere sempre l’obiettivo finale di un artista in ciascuna delle sue opere. Il mio intento è offrire anche allo spettatore più distratto la possibilità di riscoprire la Bellezza nella scultura, toccando le corde più profonde della sua anima. E questo  indipendentemente da chi o cosa ritraggo. La cosa importante per me – ha concluso - è lavorare sempre con passione, rispetto e amore”. Anche Zeerka punta alla Bellezza, ma fa un percorso diverso: “Ogni artista ha una responsabilità sociale e deve educare alla Bellezza, ripartendo dai valori fondamentali. Oggi ci stiamo diseducando: la scultura è diventata oggetto di commercio, svalutandosi e perdendo qualità. Io punto a trasmettere una bellezza più interiore, voglio dare un messaggio spirituale, parlare al cuore, andando oltre la mente e la tecnica fine a se stessa. Anche la mia arte è estetica, decorativa e attenta dettagli: uso il colore e la foglia d’oro, ma il mio è un rapporto molto più spirituale con la materia”. Marcello attraverso l’armonia delle forme, Genevieve con l’immaginazione e il valore della libertà: entrambi vogliono stupirci regalandoci l’essenza della Bellezza. Quella vera, quella più preziosa, così rara eppure mai così vicina. Basta andare al Centro Leonardo da Vinci e lasciarsi meravigliare.


L'EDITORIALE - Budget Qc: tagli alla spesa, meno servizi?




Un budget duro, ma necessario per risanare le casse dello Stato e garantire un futuro stabile alle prossime generazioni. Il governo Couillard ha fatto una scelta di campo: inutile tergiversare, il pareggio di bilancio è ormai una priorità improcrastinabile. Da raggiungere entro il 2016. Ad ogni costo. “Non è un’ossessione, ma un obbligo”, ha dichiarato il Ministro delle Finanze, Leitao. Seguendo così l’esempio virtuoso di Ottawa, che nello stesso periodo punta addirittura ad accumulare un attivo di 6.5 miliardi di dollari destinato ad essere restituito ai contribuenti per alleggerirne il carico fiscale. Il governo liberale si è esposto troppo, per permettersi di fallire. Couillard ci ha messo la faccia e ora si gioca buona parte della sua credibilità: per questo motivo ha optato per una ‘terapia d’urto’ che prevede nuove tasse (le solite, i primi ad essere colpiti ad ogni latitudine sono i bevitori e i fumatori, come se i vizi fossero una colpa anche agli occhi dello Stato), ma anche, e soprattutto (e qui sta la novità più coraggiosa, ma anche più rischiosa), tagli consistenti alla spesa pubblica, da cui non vengono risparmiati neppure due settori ‘sensibili’ come la Sanità e l’Istruzione. È come se Couillard volesse accattivarsi la simpatia dei cittadini con un messaggio tipo: “A qualcuno di voi chiedo qualche sacrificio in più, ma io dò l’esempio e faccio altrettanto”. Un approccio quasi paternalista e populista, per indorare la pillola dell’austerità implementata attraverso il doppio binario dell’aumento delle tasse e del taglio della spesa. Per mettere i conti in ordine, dunque, il governo punta ad una cura dimagrante all’interno della sua stessa amministrazione: solo per questo esercizio finanziario, infatti, i Ministeri (13 su 22 quelli ‘colpiti’) sono chiamati a stringere la cinghia ed a risparmiare 3.3 miliardi di dollari. E non è che l’inizio: i tagli saranno ancora più massicci l’anno prossimo (2015-2016), in base al rapporto che presenterà nei prossimi mesi la ‘Commissione per la revisione permanente dei programmi’, organismo istituito dall’esecutivo per passare al setaccio tutti i programmi governativi, stabilendone la pertinenza e la portata. E quindi l’eventuale taglio. A ciò si aggiunga il congelamento dei funzionari (che negli ultimi 10 anni sono cresciuti di 48 mila unità): le nuove leve non prenderanno automaticamente il posto di chi andrà in pensione. Per quanto ambiziosa, però, la ricetta di Couillard, messa nero su bianco da due economisti affidabili e di grido come il Ministro delle Finanze Leitao e il Presidente del Consiglio del Tesoro Coiteux, rappresenta un’arma a doppio taglio e rischia di rivelarsi un boomerang: i liberali puntano a fare cassa attraverso una macchina dello stato più snella e leggera, senza per questo scontare una diminuzione dei servizi elargiti. La parola-chiave è produttività: Couillard vuole ‘potare’ i rami secchi della burocrazia e scommette sulle capacità dei funzionari, i quali, consapevoli di essere in numero inferiore e di avere meno soldi a disposizione, dovranno impegnarsi ancora di più per garantire gli stessi standard di efficienza e qualità. Uno scenario ideale, che potrebbe però scontrarsi con una realtà molto più complicata e penalizzante. I servizi, infatti, potrebbero deteriorarsi per mancanza di finanziamenti e/o insufficienza di personale: in questo modo il cittadino medio, insoddisfatto, si ritroverebbe costretto a rivolgersi al settore privato. Oppure l’organismo pubblico di turno, a corto di liquidità, si rivolgerebbe direttamente al cittadino-cliente chiedendogli quei soldi che lo Stato centrale non gli garantisce più. In entrambi i casi, a rimetterci sarebbe proprio il cittadino, che conoscerebbe una forte impennata dei costi. Oltre al danno, anche la beffa. Un esempio su tutti: le commissioni scolastiche, martoriate dai tagli, si potrebbero sentire autorizzate ad aumentare la tassa fondiaria per far fronte ai mancati proventi. Alla fine, insomma, il paradosso potrebbe essere quello di “pagare di più per avere di meno”. Tanto che i quebecchesi già sentono ‘puzza di bruciato’. Secondo un sondaggio Leger, pubblicato il 6 giugno scorso, due cittadini su tre non credono che il governo porti a casa il pareggio di bilancio già l’anno prossimo; e, quasi uno su due, si dice scettico sulla possibilità di rimettere in moto l’economia con la creazione di nuovi posti di lavoro. Che la pillola sia troppo indorata, per essere credibile?

Budget Québec: meno spesa pubblica e più tasse per il pareggio nel 2015-2016



Il primo budget del governo Couillard

Per fare cassa e risanare il bilancio, il governo colpisce i consumatori, aumentando le tasse su birra, vino e sigarette. Tagli anche nell’amministrazione pubblica: nel mirino Sanità e Istruzione




Québec – È un budget decisamente votato all'austerità quello depositato il 4 giugno scorso dal Ministro delle Finanze Carlos J. Leitao. Il Premier Couillard lo aveva già fatto capire a chiare lettere in tempi non sospetti, parlando di “rigore” e “realismo”. Adesso è arrivata la tanto temuta controprova. Una cura da cavallo per ripianare il bilancio dopo 6 anni di segno negativo. Si annunciano tempi difficili per i quebecchesi: per ‘addomesticare’ il deficit strutturale, il governo blocca le assunzioni nel settore pubblico, limita gli esborsi per la Sanità e l’Istruzione, aumenta le tasse su alcol e tabacco e avvia un controllo più serrato sulla spesa pubblica. “Vogliamo che l’economia del Québec crei più ricchezza e occupazione – ha spiegato Leitao nel suo discorso all’Assemblea Nazionale – ma vogliamo anche mettere fine allo squilibrio strutturale nelle finanze pubbliche, che ogni anno accresce il fardello del debito e limita in maniera crescente la nostra libertà di azione”. “Le spese continuano ad aumentare più velocemente delle entrate: così non si può andare avanti. Il 7 aprile gli elettori ci hanno scelto per riprendere il controllo delle finanze pubbliche”, gli ha fatto eco Martin Coiteux, presidente del Consiglio del Tesoro. Intanto però, per fare cassa e raggiungere il tanto sospirato pareggio, il governo colpisce ancora una volta i consumatori, aumentando le tasse su birra, vino e sigarette. In particolare, una cassa di birra da 24 costerà 1.20 $ in più dal primo agosto, mentre una cartuccia di sigarette costa già 4 $ in più (50 centesimi a pacchetto), così come una bottiglia di vino è più salata di 24 centesimi ed una bottiglia di alcol è più costosa di 37 centesimi. Con queste nuove entrate, il governo conta di incassare 126 milioni $ quest’anno e 175 milioni l’anno prossimo. Rimandato ogni investimento. C’è anche una buona notizia: annullato l’aumento delle tariffe orarie degli asili nido da 7 a 9 $, come previsto dal governo Marois. L’aumento ci sarà, ma dal 1º ottobre e di soli 50 centesimi. Giro di vite nella spesa pubblica. Da 10 anni aumenta in media del 4.1% ogni anno: per il 2014 sarà riportata all’1.8%, mentre l’anno prossimo addirittura allo 0.7%. Saranno anni di ‘vacche magre’ per i funzionari statali. L’obiettivo del governo è rastrellare 100 milioni $ quest’anno e 500 milioni l’anno prossimo. I medici dovranno fare la loro parte: il loro aumento salariale sarà contenuto della metà, per un risparmio di 255 milioni. Abolite le direzioni regionali del Ministero dell’Istruzione (per 15 milioni), mentre le Commissioni scolastiche dovranno fare a meno di 67.5 milioni (che si tradurranno in un aumento delle tasse dell’8%). Tutto questo per non fallire l’obiettivo principale: il pareggio di bilancio nel 2015-2016.  Per quest’anno il deficit si attesterà sui 3.1 miliardi (600 milioni in più rispetto alle previsioni del governo Marois), per poi scendere a 2.35 nel 2014-2015. Il Pil, invece, crescerà dell’1.8% nel 2014 (i liberali si erano spinti fino al 2.1% in campagna elettorale) e del 2% nel 2015. (V.G.)

Tuesday, June 3, 2014

CALCIO - MLS, Impact: New England Revolution battuto 2-0



Finalmente una prestazione convincente contro la prima della classe: sabato scorso, l’Impact di Montréal ha avuto un sussulto d'orgoglio piegando 2-0 il New England Revolution che guida la classifica della ‘Divisione est’ a quota 23. L’11 di Klopas mette così in bacheca 3 punti che non cambiano classifica (la squadra resta ultima a 10 lunghezze), ma restituiscono serenità e fanno sicuramente morale. A timbrare il cartellino sono stati Romero al 3’ (bravo a infilare Shuttleworth in uscita con un diagonale sul secondo palo) e McInerney al 38’ (lesto a ribadire in rete una respinta corta dell’estremo difensore avversario su un tentativo da fuori di Nakajima-Farran). Per gli americani è una brutta battuta d’arresto dopo cinque vittorie di fila. Tra i montrealesi ha brillato in particolare il neo acquisto Nakajima-Farran, che ha vivacizzato e reso più imprevedibile il gioco montrealese. Soddisfatto Marco Di Vaio, al rientro dopo un mese ai box per infortunio: “Abbiamo fatto una buona gara, a livello di intensità e concentrazione. È un buon inizio: ora dobbiamo continuare così, restando compatti in difesa e attaccando gli spazi in contropiede, un modo di giocare che può regalarci delle soddisfazioni”.  L’Impact - che intanto ha annuciato l’acquisto dai Timbers di Portland del difensore Mamadou “Futty” Danso, 31 anni - scenderà in campo mercoledì 4 giugno per la partita di ritorno della finale del Canadian Championship contro il Toronto, mentre mercoledì 11 ospiterà allo Stadio Saputo il DC United per la 13ª giornata di campionato. (V.G.)

Lo scugnizzo Rennella ci racconta “L’Amore all’Italiana”



Lo spettacolo andrà in scena il 15 giugno al Centro Leonardo da Vinci

Montréal – L’ultima volta ha fatto lo ‘Nu scugnizz a Montréal’. Era il 10 novembre del 2012. In due anni ne è passata di acqua sotto i ponti. Ora torna in città per parlarci d’amore. Magari avrà messo la testa a posto. O forse no. Diavolo o Acqua Santa, una cosa è certa: ci farà ridere con le sue battute fulminanti, ma anche emozionare con le canzoni più belle di sempre. Il suo nome sarà già sulla punta della vostra lingua: è Enrico Rennella, 32 anni, che questa volta ci propone uno spettacolo tutto incentrato “sul modo - tutto italiano - di essere nell'amore”. Nato a Parigi da mamma francese e papà napoletano, basta parlarci un attimo per capire che partenopei come lui ce ne sono pochi in giro: quell’inconfondibile accento, abbinato ad una comicità irresistibile, ne fanno un umorista geniale. Anzi, un artista a tutto tondo, visto che sul palcoscenico abbina esilaranti sketch a brani di successo che pesca dal ricchissimo repertorio italiano. Un ‘One man show’ autore, regista e interprete di un ‘varietà’ in italiano e (naturalmente) in napoletano, con qualche battuta in inglese e francese. Enrico vi racconterà “L’Amore all’Italiana” il 15 giugno al Centro Leonardo da Vinci dopo il fragoroso successo riscosso a Vancouver (sold out!) il 3 maggio scorso
Enrico, l'ultima volta che sei stato a Montréal con il tuo spettacolo "Nu Scugnizz' a Montreal" è stato nel 2012. Sono passati due anni. “In questi due anni sono stato in tante città per presentare ‘Nu Scugnizz' e, allo stesso tempo, scrivevo il mio nuovo spettacolo, ‘L'Amore all'Italiana’. Noi artisti siamo un po' così, sai, non riusciamo mai a stare fermi con la mente. Cerchiamo sempre qualcosa di nuovo per dare al nostro pubblico l'entusiasmo di una novità”.
Ora ritorni da noi con "L'Amore all'Italiana". Cos'ha di diverso questo spettacolo rispetto al primo? “Il titolo, ovviamente, rispecchia il tema dello spettacolo, che è quello, appunto, dell'amore. In questo spettacolo mi concentro però sul nostro modo - tutto italiano - di essere nell'amore, di rapportarsi l'uno all'altro. Nello spettacolo affronto l'amore da diversi punti di vista: l'amore tra uomo e donna, quello in famiglia tra genitori e figli e poi, anche, l'amore nella religione, che per me è molto importante. I modi di amare e di mostrare amore sono tanti ed io sul palco cerco di mettere in luce gli aspetti più simpatici di questo sentimento”
La tua professione è quella dell'umorista,ovviamente, ma tu come ti definisci? Cos'hai di diverso da tanti altri comici? “Ogni comico è diverso. Ognuno ha il suo modo di raccontare le sue battute. In ogni mio spettacolo cerco sempre di fare vivere la battuta al pubblico perchè la presento come un film o un libro. È una storia che ha un inizio e che ti porta pian piano alla fine. La gente mi chiede spesso se quello che faccio è stand-up comedy, ma io non mi vedo così. Non mi definisco un cabarettista. Preferisco definire me stesso  un "one-man show", perché i miei spettacoli offrono un po' di tutto: c'è tanta varietà che spazia dalla commedia, alle storie della mia vita, fino alla musica che mi sta a cuore. Mi piace offrire al pubblico un'esperienza completa”.
Nel tuo nuovo spettacolo c'è un elemento di novità: la presenza di un complesso musicale che ti accompagna.  “La musica è molto importante per me, perché mi accompagna sempre nella vita di tutti i giorni. Voglio dare al mio pubblico un'esperienza ricca di emozioni e questo non si può fare senza la musica. Insieme, sul palco, percorreremo un tragitto musicale che ci accomuna come italiani. Per questo ho scelto canzoni che tutti possono riconoscere e cantare insieme a me. Naturalmente, a me piace molto anche la musica moderna, per cui ci saranno anche dei brani che si sentono ancora oggi alla radio, cantati però, con un pizzico di simpatia, se così posso dire”.
Chi è Enrico oggi rispetto allo Scugnizz' di due anni fa? “Enrico, oggi, è uno che è passato da fare nu scugnizz' all'amore ... cioè rubo di meno. Scherzi a parte, non penso di essermi evoluto poi tanto perché, in fondo, se vado o non vado sul palco, sono sempre la stessa persona, sia al teatro che nella vita di tutti i giorni. Sono sempre lo stesso”.
Tra le tante città, ti sei esibito con successo anche a Toronto, Mississauga e Vancouver. Hai trovato differenze o pensi che una certa "italianità" le accomuni? “Più o meno la Comunità, da ovest a est e da nord a sud, è uguale, ma più passa il tempo e più il pubblico si mostra caldo nei miei confronti, perché tanti di loro ora sanno chi sono. La mia prima volta a Montréal non è stata facile, il pubblico era molto freddo all'inizio dello spettacolo. Ma poi, dopo qualche minuto, mi hanno dato più calore che nu furn a pizz”.
E dal pubblico di Montréal, cosa ti aspetti? “Penso che questa volta l'accoglienza sarà ancora più calorosa. Il pubblico sa più o meno cosa aspettarsi da me, anche se ho tutta l'intenzione di sorprenderli ancora. Montreal è una città che ho molto a cuore perchè mi fa sentire a casa. È molto europea”.
Rivolgi un appello ai nostri lettori e al tuo pubblico. “Se volete passare una serata a ridere e a cantare allora domenica15 giugno venite tutti al Centro Leonardo da Vinci. Il posto giusto per chi crede nell'amore e vuole dimenticare un po' i problemi della vita”. (V.G.)

Il giudice Discepola: istruzione e orgoglio italiano



I giuristi italo-canadesi hanno onorato i 36 anni di carriera del magistrato nato ad Avellino

Montréal – In genere i giudici vengono percepiti come rigidi e severi, sempre seriosi, antipatici, immuni dalle tentazioni, scevri da ogni debolezza. Niente di più sbagliato. Perché i giudici possono essere anche umili, ironici, sensibili e simpaticissimi. Proprio come Antonio Discepola, giudice della Corte municipale di Montréal, al quale il 30 maggio ha reso omaggio l’Associazione dei giuristi italo-canadesi del Québec in occasione del banchetto annuale che quest’anno, nella cornice della sala da ricevimento Le Rizz ed alla presenza di quasi 300 invitati, ha celebrato il 10º anniversario di fondazione. Tra le personalità presenti, ricordiamo: il Console d’Italia Enrico Padula accompagnato dalla consorte Milena; Jean-François Buffoni, giudice alla Corte superiore del Quebec; l’avvocato Carmine Mercadante, i deputati Massimo Pacetti e Rita de Santis, Joe Borsellino, presidente del Consiglio di amministrazione del Centro Leonardo da Vinci; Pino Asaro, presidente del Congresso; il Sen. Basilio Giordano e la Sen. Marisa Ferretti Barth; il consigliere di Saint Léonard Dominic Perri ed il Commissario scolastico Vincenzo Galati. L’associazione, fondata il 29 maggio del 2002, ha dedicato la serata ai 36 anni di carriera del giudice Antonio Discepola, nato a Volturara Irpina (Avellino) il 25 gennaio del 1951, laureato in Legge nel 1978 e membro fondatore del sodalizio. A coordinare gli interventi sul palco, intervallati dalla musica di Perry Canestrari, sono stati la vice presidente Anna Colarusso, avvocato dello studio legale Kaperonis & Colarusso, e Dino Mazzone, direttore esecutivo della Fondazione The Marianopolis Millennium e presidente della ‘National Italian-American Bar Association’, entrambi membri-fondatori dell’organismo. Il presidente dell’Associazione, Philippe Messina, ha ricordato i tre obiettivi del sodalizio: garantire agli italo-quebecchesi il  ruolo che meritano nella società, il sostegno a chi sceglie questa professione e la salvaguardia dei diritti di tutti i membri della Comunità. Il Console Padula, dal canto suo, ha sottolineato come l’abbinamento tra la cultura giuridica italiana, di matrice romana, e quella nordamericana, di ispirazione anglosassone, rappresenti un interessante ponte tra due culture giuridiche fondamentali. Quindi è stata la volta del giudice Discepola, che ha reso omaggio alle sue origini e all’educazione ricevuta dai genitori, con un discorso molto profondo, rotto, a tratti, dalla commozione ma stemperato da una sagace ironia. Cominciando da un retroscena sulla sua candidatura ad ospite d’onore della serata: “Ho detto subito di no, giustificandomi con la necessità di invitare un personaggio in grado di riempire la sala: oggi siete tanti quanti erano presenti alla serata in onore del giudice della Corte Suprema Iacobucci. Grazie per la generosità”. Sull’Associazione: “A coloro che dicevano che non sarebbe durata più di 3 anni, ho sempre ribattuto che, se i nostri antenati sono riusciti a costruire un impero, noi ce la saremmo potuto cavare altrettanto  bene”. Poi sulla sua infanzia: “Sono nato in un piccolo paese senza acqua corrente, elettricità e libri. I miei genitori non sono mai andati a scuola e mi rimproveravano scagliandomi addosso anche le scarpe. Non mi hanno mai detto ‘Ti vogliamo bene’, non era necessario: sapevano che facevano tanti sacrifici per il mio futuro. Sono stati duri con me, è vero, ma solo per farmi diventare una buona persona. Mio padre mi diceva sempre: ‘Bisogna studiare, per dimostrare di cosa siamo capaci; per uscire dalla povertà, è necessaria l’istruzione. Inutile perdere tempo a lagnarci’”. Quindi il riferimento alla Commissione Charbonneau: “Basta lamentarci: lavoriamo ancora di più e preserviamo con orgoglio le nostre origini: siamo i discendenti di Leonardo da Vinci, Michelangelo, Meucci, Amerigo Vespucci, Verrazzano, Giovanni Caboto. Guardiamo al passato con fierezza: siamo come l’oro che non si sporca mai”. Sulla sua professione: “Un inglese diceva: ‘Basta essere dei gentiluomini e, se si conosce un pò di legge, tanto meglio’. Di certo, se vi riesce difficile prendere decisioni, questo mestiere non fa per voi”. Infine una sorta di testamento per le nuove generazioni: “Sono sei gli ideali che i nostri antenati ci hanno lasciato: pensiero, azione, sacrificio, dignità, forza e concordia: fatene tesoro”. Ideali che sicuramente sono rimasti scolpiti nel cuore e nella mente dei tre giovani italiani studenti in Legge, a cui sono andate tre borse di studio da 1.000 $: Marcus Moore (McGill University Law School), Hugo St-Laurent (Université de Laval) e Kimberly Parisi (Université de Montréal). Essere italiani, oggi, è un motivo di orgoglio. Esserlo da giudici è una responsabilità, ma anche una sfida per riscattare le ingiustizie subìte dai nostri padri o dai nostri nonni. (V.G.

Sempre più italiani scelgono il Canada



Lo dicono i dati ufficiali del Ministero dell’Immigrazione. Ma i numeri restano bassi, se paragonati alle ondate del secolo scorso e ai nuovi arrivi da Paesi emergenti come Cina, India e Filippine

Ottawa – Gli italiani che nel 2013 sono diventati residenti permanenti sono 823, ovvero il 139% in più rispetto al 2005. I numeri restano decisamente bassi, se paragonati alle ondate del secolo scorso, soprattutto nel dopoguerra (dal ’46 al ’55: 130.752 ingressi; dal ’56 al ’65: 216.982; dal ’66 al ’75: 126.540; dall’ ’86 al ’95: 7.872 e dal ’96 al 2005: 4.794), ma l’inversione di tendenza appare evidente. Anche se siamo lontani anni luce dai 3 Paesi che rappresentano i “serbatoi” più importanti del Canada: 34mila residenti permanenti dalla Cina, 33mila dall’India e 30mila dalle Filippine. Ad illustrare la situazione dell’immigrazione italiana in Canada sono stati, il 16 maggio scorso, a Toronto, il Ministro della Cittadinanza e dell’Immigrazione Chris Alexander, il Ministro del Multiculturalismo Jason Kenney e il collega responsabile dei Veterani, Julian Fantino. Rispetto al 2005, i residenti permanenti sono più che raddoppiati: da 344 sono passati a 823, ovvero il 139% in più. Inoltre, sempre nel 2013, 421 studenti italiani, il 90% in più rispetto al 2005, hanno scelto il Paese degli Aceri per completare la loro formazione accademica. Dopo un periodo di lunga e costante discesa degli ingressi dal Belpaese (dal 1967 con un picco di 31.635 al 2005 con soltanto 344 residenti, ovvero un ribasso del 99%), l’immigrazione italiana in Canada ha cominciato lentamente a risalire. Tra i nuovi residenti permanenti, quelli che rientrano nella categoria della ‘classe economica’ (coloro, cioè, che sono stati accettati perché hanno una somma da investire o sono in possesso di un contratto di lavoro) sono quasi triplicati negli ultimi 10 anni. L’anno scorso il Canada ha accolto 500 investitori dall’Italia, un aumento del 200% rispetto al 2003. L’inversione di tendenza riguarda anche la categoria della ‘classe familiare’ (ricongiungimenti), che ha visto 294 nuovi residenti, il numero più alto in quasi 20 anni. In generale, dal 2006 ad oggi, il Canada ha accolto in media 250 mila persone da tutto il mondo. Dal 1946, gli italiani che hanno scelto di vivere in Canada sono più di 500 mila. A fare la differenza, nel 1967, è stata la riforma dell’immigrazione, basata sul “sistema a punti”: i richiedenti dovevano totalizzare più punti possibili (in una scala da 0 a 100), tenendo conto di 9 fattori, tra cui educazione (20), età (10) e conoscenza dell’inglese e del francese (10). Fattori che hanno scoraggiato, di fatto, la domanda italiana, essendo gli immigrati del Belpaese del tempo quasi tutti analfabeti, e quindi impiegabili solo come manodopera. Oggi gli italiani, complice un mercato del lavoro bloccato, hanno ripreso ad emigrare: secondo l’Istat, solo negli ultimi cinque anni quasi 100 mila giovani (94mila, per la precisione) sono espatriati. Sono giovani e laureati. Metà di chi ‘scappa’ si ferma, però, in Europa. Ma la nuova frontiera è l’est: nei primi mesi del 2014 oltre 6 mila italiani sono andati ad abitare a Mosca; così come, dal 2011, gli Italiani che vivono a Budapest sono decuplicati, da 400 a 4mila. Senza dimenticare i 3.500 italiani che nel 2013 sono emigrati in Cina. Il Canada resta una meta ambita, ma non riscalda il cuore come qualche decennio fa: chi lascia il Vecchio Continente, punta a rifarsi una vita in Europa o in Oriente. (V.G.)

Gli italiani di Montréal celebrano la Repubblica



Dieci anni dopo, la Festa Nazionale è tornata ad essere un evento popolare

Circa 800 persone hanno partecipato al 68º anniversario della Festa Nazionale sul belvedere di Mont-Royal: per un giorno la bandiera tricolore ha sventolato su tutta la città, a dimostrazione che ormai la Comunità Italiana è una realtà perfettamente integrata nella società quebecchese e contribuisce attivamente allo sviluppo della metropoli

Montréal –  Nel 2004 aveva salutato tutti i connazionali, in qualità di Console Generale, a conclusione della Festa della Repubblica che si era tenuta al Centro Leonardo da Vinci, a Saint Léonard. Una festa aperta a tutti, senza inviti. Dieci anni dopo, questa volta nelle vesti di Ambasciatore d’Italia a Ottawa, Gian Lorenzo Cornado ha salutato gli italo-canadesi accorsi, il primo giugno scorso, nel maestoso e suggestivo Chalet Du Mont Royal, nel cuore verde della città, di fronte al panorama mozzafiato di Montréal. Un ritorno al passato graditissimo, un bagno di folla per rafforzare ancora di più l’orgoglio italiano, simboleggiato dalla bandiera tricolore, che per un giorno
ha sventolato su tutta la città. Un sentimento condiviso dai circa 800 connazionali che hanno risposto all’appello lanciato dal Consolato in rappresentanza del mondo associazionistico, della cultura, dell’imprenditoria, dei media e della politica quebecchese, canadese e montrealese. Tra le personalità presenti, oltre all’Ambasciatore Cornado ed al Console generale Enrico Padula, ricordiamo (impossibile elencarli tutti per motivi di spazio): il Sindaco di Montréal Denis Coderre; Robert Poëti, Ministro dei Trasporti e responsabile della regione di Montréal, il deputato federale Massimo Pacetti, la sua omologa provinciale Rita de Santis; Giovanna Giordano, presidente del Comites di Montréal, Pino Asaro, presidente del Congresso, sezione Québec, e il Senatore Basilio Giordano. Davvero emozionante l’inizio della cerimonia, con gli inni nazionali, canadese e italiano, intonati dal coro polifonico degli Alpini di Montréal. Ad allietare il pomeriggio anche la Banda Gentile, otto fisarmonicisti e Tony Commodari con la sua chitarra (tutti sotto l'attenta supervisione di Roberto Medile). Nel suo saluto rivolto agli ospiti, il Console Padula ha dichiarato: “Quest’anno celebriamo la festa su Mont-Royal, abbracciando con la vista tutta la città: in questo modo possiamo ammirare tutto quello che la Comunità italiana di Montréal ha realizzato nel corso dei decenni, il suo contributo fondamentale alla storia di questa bella e vibrante città del Nord America. Oggi gli italiani vivono ovunque nella città: da Saint Léonard e RDP fino a Lasalle, nel West Island e a Laval. Per questo motivo, la Comunità italiana ha tutto il diritto di celebrare la loro Festa Nazionale al centro della metropoli. La Festa della Repubblica è la vostra Festa, perché celebra il legame che non avete mai spezzato con la Madrepatria. Un elemento forte di questo legame è la lingua, di cui avete mantenuto una conoscenza chiara e diffusa. Ora tocca ai vostri figli apprenderla e studiarla anche nelle scuole che frequentano”. Il Sindaco Coderre, dal canto suo, è parso particolarmente a suo agio, azzardando anche qualche parola in italiano: “La festa del 2 giugno è molto importante: dopo essersi battuta contro il fascismo, l’Italia ha scelto la democrazia diventando una Repubblica. Oggi celebriamo anche il contributo che la Comunità Italiana ha fornito alla crescita di Montréal e del Québec: sul piano culturale, gastronomico, imprenditoriale, delle finanze e degli affari. Di tutto questo siamo fieri e vi ringraziamo di cuore”. Il Ministro Robert Poeti non perde occasione di ricordare le sue origini tricolori: “Buonasera a tutti. Devo dirvi subito che sono italiano: mio padre si chiamava Orlando Poeti. In Québec esiste una Comunità Italiana molto forte: in tanti si sono distinti nelle scienze, nella cultura, nell’arte, negli affari e sono presenti da molto tempo, ormai, all’Assemblea Nazionale. L’Italia è un partner economico importante per il prestigio e l’eccezionale qualità dei suoi prodotti. E lo diventerà sempre di più grazie all’accordo di libero scambio tra Canada ed Unione Europea. Sono fiero di essere italiano, così come sono fiero di essere canadese, quebecchese e montrealese”. A chiudere i discorsi, è stato l’Ambasciatore Cornado: “Quest’anno abbiamo voluto organizzare le celebrazioni insieme alla Comunità Italiana perché la Festa della Repubblica non sarà mai più una festa a inviti, ma comunitaria, di tutti gli italiani, la vostra festa. Sono fiero di essere uno di voi e sono qui per testimoniare l’affetto, il rispetto e l’ammirazione che il vostro Paese nutre nei vostri confronti. Vi ringrazio, in particolare, per avermi fatto scoprire la vostra Italia, quella che avete ricreato qui in Canada, a migliaia di chilometri dai vostri luoghi di origine. Un'Italia che si è fatta apprezzare e si è fatta valere ed oggi è un fulgido esempio per il nostro Paese e per le altre comunità italiane nel mondo. Siete i migliori Ambasciatori italiani in Canada e Ambasciatori canadesi in Italia. In questo giorno così importante voglio esprimere il vivo auspicio che i nostri due Marò,  Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, illegittimamente trattenuti in India, possano fare presto rientro in Patria e riabbracciare le loro famiglie. Tutta l’Italia è con loro, tutte le Comunità italiane nel mondo sono con loro: sono degli eroi e dobbiamo essere orgogliosi di loro. Se avete una bandiera italiana, esponetela alla finestra o davanti alle vostre case e guardatela sempre con orgoglio. Perché il tricolore rappresenta la vostra Patria di origine, la vostra identità, la vostra lingua, la vostra cultura e la vostra storia: la storia di un grande Paese e di un grande Popolo. Viva l'Italia, viva il Canada, viva il Québec, viva Montréal e viva la meravigliosa Comunità italiana”. (V.G.)